Appelli Missionari

Negli Stati Uniti era attiva – e non so se lo sia ancora – un’associazione la cui finalità era di fornire autoveicoli ai missionari. Avendo conosciuto il Direttore della MIVA (Missionary Vehicle Association), gli chiesi di aiutare mio fratello Don Paolo, allora missionario in Brasile, nell’acquisto di una autovettura. La condizione era che il missionario beneficato svolgesse qualche appello missionario negli Stati Uniti. Dato che questo era impossibile per Paolo, offrii la mia disponibilità per presentare in diverse diocesi degli appelli per l’Associazione.

            Il periodo degli appelli coincideva con il tempo in cui il Nunzio Apostolico era assente dal paese, il che mi rendeva più facile l’allontanarmi da Washington in alcuni fine settimana, per svolgere la mia missione. Ebbi così modo di incontrare diversi parroci in altre diocesi e, approfittando del viaggio, anche di visitare alcuni luoghi particolarmente suggestivi, come i Finger Lakes, le Cascate del Niagara e la costa atlantica del New Jersey.

            L’esito economico dei miei appelli fu sempre molto positivo, e più volte mi meravigliai della generosità della gente che, quando sapeva che ci sarebbe stata una colletta speciale, veniva in chiesa con il libretto degli assegni, per contribuire nella misura in cui l’intenzione presentata l’avesse convinta.

            Una volta, nella parrocchia di St. Anthony a Hightstown, in diocesi di Trenton, nel New Jersey, un signore piuttosto anziano venne a chiedermi se fossi irlandese. Il che mi fece grande piacere, perché era un complimento alla qualità del mio inglese.

            Il giorno dopo, raccontai l’episodio ai sacerdoti americani che lavoravano in Nunziatura. Joseph commentò freddamente: “Doveva essere sordo!” Tanto bastò per mandare a picco la mia vanità.

Moraine State Park, dopo l’appello missionario