Assunzione di Maria

Loreto, 15 agosto 2009

         Oggi la Chiesa contempla Maria nell’ultimo atto della sua vita terrena. Una volta che la Madre del Signore si è addormentata nel sonno della morte, Dio non ha voluto che il suo corpo vivesse l’esperienza della corruzione: lei, tutta bella, tutta pura, lei tabernacolo del Verbo di Dio, lei che ha creduto e che, attraverso il suo corpo, ha offerto un corpo a Dio, non poteva conoscere l’esperienza del disfacimento. Dio l’ha voluta subito con sé. La Sposa, la Madre, la prima discepola, il primo apostolo, la prima annunciatrice del Vangelo: Dio non poteva lasciarla nella tomba, ad attendere il momento del giudizio finale. Chiamandola a partecipare subito alla gloria divina, il Signore ci ha dato un messaggio che alimenta la nostra speranza: Maria, seguendo quello che è stato già fatto da suo Figlio Gesù, ha percorso per prima un cammino a cui tutti noi siamo destinati. La gloria del cielo è per noi, è là che Dio ci vuole, è là che andremo, persone intere e complete, a vivere per l’eternità nella gioia infinita della presenza di Dio.

         La Scritture, nella loro sobrietà, non dicono nulla circa la fine della vita di Maria. E allora ci sono delle narrazioni popolari, frutto più di fantasia che di realtà storica. Esse però, nella loro ingenuità, ci fanno capire la coscienza chiara che la Chiesa ha avuto del ruolo di Maria, fin dall’inizio della sua missione. Si racconta che, quando gli Apostoli lasciarono Gerusalemme per andare nelle varie parti del mondo ad annunciare il Vangelo, prima di partire presero congedo da Maria, la loro Madre. Questa chiese loro una grazia: quando fosse giunto per lei il momento di morire, essi dovevano tornare a Gerusalemme, per darle l’ultimo saluto. Per capire il quando, avrebbero ricevuto un messaggio da parte del Signore. E fu così: gli apostoli, ognuno nel suo luogo di missione, sentirono nel cuore una chiamata, tornarono in Palestina e giunsero in tempo per salutare Maria, per assistere al suo sereno addormentarsi nella morte e per accompagnarla alla tomba. L’unico che non c’era, e arrivò tre giorni dopo, fu Tommaso, che, al solito, non volle credere che Maria fosse veramente morta! Allora gli apostoli andarono insieme a vedere la tomba in cui il corpo di Maria era stato deposto. Ma, con loro grande sorpresa, scoprirono che la tomba era vuota. Ancora una volta, una tomba vuota, proprio come era successo con Gesù. Dio ha voluto Maria in cielo, ha voluto con sé la discepola perfetta, la Madre del suo Figlio, la Madre degli Apostoli, la Madre della Chiesa. Dio, innamorato di Maria, non ha voluto fare a meno di lei e ha voluto che lei fosse subito nella sua gloria.

Questo è quello che succederà per ciascuno di noi, alla fine dei tempi, perché il nostro destino non è la morte, ma la vita eterna nella gloria di Dio. Il nostro corpo, strumento indispensabile per la nostra salvezza, è anch’esso destinato al cielo. Esso ha quindi una grande dignità, che dobbiamo apprezzare e rispettare. Attraverso il corpo noi testimoniamo la nostra fede e la nostra adesione ai suoi principi. Ognuno dei nostri cinque sensi può e deve essere il veicolo attraverso cui riceviamo la grazia di Dio e la trasmettiamo agli altri. Quella che abbiamo è una grossa responsabilità, nel non permettere che il nostro corpo sia umiliato e sfruttato, attraverso le imposizioni totalitarie delle mode. Una volta le donne si ribellavano all’idea di essere considerate degli oggetti. Ora sembrano tutte contente di esserlo, e gli uomini seguono a ruota, anche loro aggiustati e messi in mostra, secondo gli ordini dispotici di chi comanda quale sia la moda da seguire, e non solo per indicare come vestirsi, ma anche come comportarsi e come pensare. E guai ad avere un’opinione diversa! Quale umiliazione un corpo esibito come un prodotto messo in vendita; quale umiliazione un corpo rifatto per nascondere la realtà del tempo che passa per tutti, e comunque si vede e si capisce e fa pena; quale umiliazione un corpo abbrutito dall’abuso dell’alcol e della droga, e che pena quando si tratta di corpi giovani, immolati alla violenza delle leggi del branco, alle quali non ci si può sottrarre.

Guardiamo, oggi all’esempio di Maria, bella nella sua purezza e nella sua semplicità vera.

         La pagina del vangelo che abbiamo ascoltato ci ha offerto in breve la più bella descrizione della missione di Maria. Possiamo immaginare di vederla, questa giovane appena scelta per essere la Madre di Dio. Lascia in fretta la sua casa –  queste tre pareti che abbiamo il privilegio di conservare qui all’interno della basilica  –  e va dalla cugina Elisabetta, donna ormai anziana, che sta affrontando l’esperienza della maternità quando ormai tutti pensavano che sarebbe stato impossibile. Maria va per dare il suo aiuto: quello che la spinge è il desiderio di dare una mano a chi è nel bisogno e, nel fare questo gesto di carità, porta con sé il frutto del suo seno e lo offre già al mondo. Elisabetta lo riconosce: “Benedetta tu fra le donne, e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? … E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto”.

         Il canto che segue è il Magnificat, che tutti conosciamo ed amiamo ripetere, e che la Chiesa ci propone ogni giorno nella preghiera del Vespro. Questo testo è una grande lode a Dio. Maria riflette sul miracolo dell’amore di Dio per noi, che ha scelto lei, giovane, semplice ragazza, per compiere cose grandi e manifestare la sua misericordia per tutte le sue creature. Maria non loda se stessa, ma sa che la missione immensa che Dio le ha affidato fa di lei una creatura privilegiata. Noi che l’amiamo non la guardiamo, come se lei, e non Dio, fosse al centro della nostra fede, e come se il piano della salvezza fosse opera sua: al contrario noi riconosciamo in lei l’opera di Dio, che nei suoi progetti di amore ha voluto aver bisogno della nostra collaborazione, e, in modo unico e irrepetibile, della collaborazione di Maria, la Madre di Gesù.

         Nel suo canto, Maria anticipa dei temi che faranno parte del messaggio nuovo portato da suo Figlio. Lei ci dice che Dio è misericordioso e che ha uno sguardo di predilezione per coloro che sono umili e deboli, poveri e nel bisogno. Maria annuncia un tempo nel quale i modi di essere della società saranno stravolti, e quelli che sono i ricchi, i forti, i potenti e quindi i prepotenti, saranno messi da parte, svuotati di quei privilegi sui quali contano per opprimere gli altri.

         Questa visione di una società diversa, giusta e costruita sugli ideali dell’amore, della solidarietà e della condivisione, è ancora un sogno. Tanto tempo è passato dal momento, in cui Maria ha proclamato la misericordia di Dio per tutti i suoi figli, ma l’umanità ha scelto ancora di prendere una strada diversa. È una strada fatta di egoismo, con la legge suprema del mio tornaconto, contro il bene di tanti altri; è la strada dello sfruttamento indiscriminato, nel quale pochi vogliono avere tanto, al di là del loro bisogno, ma per questo impoveriscono e affamano gli altri; è la strada della menzogna fatta sistema, in cui si proclamano in teoria dei valori –  della famiglia, dell’eredità cristiana, della giustizia evangelica – che poi sono negati nei fatti, perché si vuole costruire una società priva di valori, priva di principi, priva di morale.

         Maria che canta la sua lode a Dio ci ricorda il valore della risposta ad una chiamata: il suo “sì” alla richiesta del Signore è stato un assenso totale, che ha avuto valore per una vita intera, e non soltanto per un breve periodo di volontariato. La sua proclamazione di un mondo migliore è stata confermata dal suo atteggiamento, perché lei è stata attenta ai bisogni degli altri, ed ha fatto sempre qualcosa di concreto per risolvere i problemi: ha lasciato casa sua ed ha attraversato il paese intero per andare ad assistere Elisabetta; a Cana ha colto il disagio di quelli che avevano preparato la festa di matrimonio e ha spinto il Figlio ad intervenire; al Calvario non si è sottratta alla pubblica umiliazione che le veniva dalla vicinanza a quell’Uomo che era stato condannato a morire di una morte dolorosa e infamante; nel Cenacolo ha dato il suo sostegno al piccolo gruppo dei discepoli, ancora spauriti di fronte alle ostilità e pieni di dubbi sul cammino da percorrere.

         Ecco quindi che Maria ci appare nel suo vero aspetto di donna concreta, decisa, pienamente cosciente del suo compito, che adempie fino in fondo. Donna che esce in fretta dalla sua casa per entrare decisamente nel mondo, a svolgere la sua missione di Madre, mia, vostra, di ogni persona vivente.

         Solennità dell’Assunzione: contempliamo la bellezza di Maria, ringraziamo Dio per avercela donata, seguiamo il suo esempio, affidiamoci alla sua cura di Madre.

         Amen.