Benedizione di Svetog Save

Avevo visitato più volte le imponenti strutture della chiesa ortodossa dedicata a San Sava, fondatore e patrono della Chiesa Serba. I lavori erano cominciati nel 1936, ma con lo scoppio della guerra erano stati interrotti con le pareti a qualche metro di altezza, e quindi con l’avvento del comunismo ne era stata proibita la continuazione.

            Nel 1985, cedendo finalmente alle tante richieste del Patriarca German – si diceva che fossero state più di ottanta –, il governo jugoslavo permise la ripresa dei lavori. Il 12 maggio 1985, nello spazio interno della erigenda chiesa, tra le pareti spoglie, si svolse una solenne celebrazione per benedire la struttura e dare il segnale del nuovo inizio della costruzione.

            La Nunziatura non è lontana dal tempio e, fin dalla prima mattina, tanta gente che si recava alla celebrazione, passò per la nostra strada, intitolata proprio a San Sava (Svetog Save Ulica). Mi unii alla folla e seguii l’evento, sottolineato da un numero esagerato di discorsi, tutti molto lunghi e dei quali riuscii a capire solo qualche frammento.

            La partecipazione della gente era commovente: i sacerdoti amministravano il sacramento della riconciliazione, i fedeli accendevano candeline, ovunque si sentiva una forte atmosfera di preghiera e di fierezza nazionale. La gran parte della gente vestiva i costumi tradizionali della gente serba.

            La celebrazione fu presieduta dal Patriarca German, ormai novantenne, che godeva di un grande prestigio. Era anche molto aperto al dialogo con la Chiesa Cattolica, ma non poteva fare molto in questa direzione, perché il Sinodo Serbo era in grande maggioranza ostile ai cattolici. Le questioni storiche con la Croazia giocavano ancora un ruolo molto pesante, purtroppo in ambedue le direzioni.

Il Patriarca German

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