Bravo a scuola?

In seconda media mi toccò come compagno di banco Paolo, con il quale avevo già frequentato la quinta elementare e la prima media. La sua famiglia era di Zara e, come capii molto più tardi, aveva dovuto lasciare la propria città insieme con tutti gli italiani che vivevano in quella regione.

            Paolo era bravo e tra di noi ci intendevamo bene. Nei compiti in classe di latino, ci aiutavamo a vicenda e i risultati erano ottimi. Personalmente, ero convinto che la nostra collaborazione fosse svolta in termini di uguaglianza: bravo lui e bravo io e bei voti per tutti e due.

            Non so per quale motivo, la professoressa di lettere decise a un certo punto di cambiarci di posto. Il risultato fu immediato. Paolo continuò a prendere 8 nelle sue traduzioni, mentre io passai a degli squallidi 4. Un classico caso di “casca l’asino”. La nostra collaborazione, dovetti capire, non era affatto in termini di uguaglianza, ma ero soltanto io ad trarre vantaggio dalla sua bravura.

Giugno 1954