Datazione di alcuni reperti lignei della Santa Casa di Loreto

Mariaelena Fedi – Pier Andrea Mandò – Nanni Monelli – Vittorio Ragaini – Giuseppe Santarelli, “Datazione di alcuni reperti lignei della Santa Casa di Loreto”, Edizioni Santa Casa, 2012.

PREFAZIONE

Il pellegrino che, in spirito di fede e di devozione, entra nella Santa Casa, è attratto subito dall’immagine lignea, esposta nella parete di fondo della reliquia, e quindi dalle tre pareti di pietra, che, nella loro sobrietà, ci ricordano il mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio nel seno purissimo di Maria.

          Tra i materiali che compongono il piccolo edificio, insieme con le pietre e con i mattoni, che completano la costruzione e gli danno stabilità, ci sono anche alcuni pezzi di legno, uno almeno dei quali è collocato in una posizione ben evidente e può essere quindi notato da tutti.

          La trave a cui alludo è quella che, dal tempo di papa Clemente VII, sovrasta quella parte della parete di destra nella quale si apriva la porta originale della Casa. Per ragioni pratiche, al fine di permettere un facile passaggio dei pellegrini, era sembrato necessario avere una porta che fosse direttamente di fronte all’altra che, nella parete di sinistra, era stata aperta poco dopo l’arrivo della reliquia a Loreto. La decisione di creare un’apertura diversa da quella originale, trasferendo poi le pietre nel vano da chiudere, non fu facile, e i tecnici di ciò incaricati si rifiutarono, per timore reverenziale, di portarla a termine. Fu necessaria l’autorità dello stesso Pontefice perché l’opera fosse compiuta.

          Oggi, comunque, la trave indicata serve a indicare per noi la collocazione originaria della porta. Possiamo quindi immaginare quell’uscio, attraverso il quale Maria lasciava la casa per andare ad attingere l’acqua alla fonte; verso il quale Giuseppe tornava, dopo una giornata di lavoro nel suo laboratorio di carpentiere; attraverso il quale Gesù, con la vivacità dei suoi giovani anni, entrava ed usciva in continuazione, per recarsi alla scuola sinagogale, per attendere a qualche servizio che i genitori gli chiedevano, o per correre a giocare con gli amici. 

          Quella trave lignea, insieme con alcuni altri pezzi di legno, in diversa collocazione e, presumibilmente, storicamente meno interessanti, ha attirato l’attenzione di studiosi che hanno suggerito l’utilità di una indagine che ne permettesse una datazione accurata. 

          Il progetto di una tale operazione ha una storia ormai lunga. Esso fu approvato inizialmente dal mio predecessore di v.m., Monsignor Pasquale Macchi, già nel 1991; l’approvazione fu confermata nel 2004 da Monsignor Angelo Comastri, oggi Cardinale, e quindi dal compianto Monsignor Gianni Danzi nel 2006. Ogni volta, l’esecuzione fu rinviata, nel desiderio di poter disporre di attrezzature di ricerca adeguate, che permettessero un’indagine dai risultati scientificamente attendibili, che richiedessero l’utilizzazione di piccolissime parti del materiale da esaminare e che, infine, non avesse dei costi eccessivi.

          Tutte queste condizioni sono state finalmente soddisfatte nel 2010, il permesso fu rinnovato e, il 17 novembre di quell’anno, fu possibile prelevare dai legni della Santa Casa alcuni minuscoli campioni, sufficienti per procedere alle analisi predisposte. L’operazione fu compiuta in pochi minuti, ma l’atmosfera fu di grande rispetto e raccoglimento: anche se potevamo già supporre che le parti lignee non fossero coeve con le pietre della Santa Casa, la loro secolare presenza in quel luogo le rendeva santificate e degne di ogni rispetto. Sapevamo di toccare qualcosa di sacro.

          Ora, dopo che i diversi frammenti sono stati sottoposti agli esami previsti, gli scienziati che hanno condotto l’operazione ce ne presentano i risultati. Essi riferiscono sulle ipotesi di datazione dei legni, in base alla misurazione della concentrazione residua di carbonio 14. Anche se si tratta di procedimenti altamente scientifici, essi sono descritti in maniera comprensibile anche ai non addetti ai lavori. E di questo siamo grati a Mariaelena Fedi, Pier Andrea Mandò e Vittorio Ragaini.

          Lo studio è integrato da due interventi del nostro P. Giuseppe Santarelli e dell’architetto Nanni Monelli, che offrono un’interpretazione storica ed edilizia della datazione ottenuta, in riferimento all’origine ed alla composizione della Santa Casa.

          Questa pubblicazione, che ho il piacere di proporre all’attenzione di tutti coloro che sono interessati alla “questione lauretana”, offre un nuovo elemento di conoscenza della reliquia. È ancora un passo in avanti nelle ricerche che si svolgono a Loreto, per “indagare sull’origine del Santuario e della tradizione lauretana”, raccomandata dal Beato Giovanni Paolo II nella Sua lettera in occasione del VII Centenario Lauretano.