Dottrina sociale

Nei due mesi di permanenza a Roccantica, ogni settimana dedicavamo una giornata intera a una escursione, per la quale ogni camerata sceglieva una meta, tra i monti vicini o le fontane o qualche zona rurale. Si faceva una camminata più o meno lunga e impegnativa, si cucinava un pasto per il quale si era portato tutto il necessario, pentole comprese, si integrava con della frutta, se possibile comperata sul posto.

            Nel mio gruppo, con il passare degli anni e l’aumento della saggezza, la voglia di camminare molto era diminuita, e sceglievamo mete il più vicine possibili. L’ultimo anno, scegliemmo sempre il così detto “ponte dei bergamaschi”, che era a pochi chilometri di distanza e che offriva un prato nascosto, appunto sotto il ponte, nel quale era possibile riposare e giocare a Monopoli.

            Se conoscete il gioco, saprete che, usando soldi finti, si cerca di combinare affari, comperando proprietà e cercando di mettere fuori gioco i contendenti. Serve fortuna e un po’ di cinismo capitalista.

            Una volta, uno dei nostri stava soffrendo per alcune scelte sfortunate, e si trovava sull’orlo del fallimento. Cercava di combinare qualche affare, ma non ci riusciva, perché gli altri avevano interesse di vederlo uscire dal gioco. A un certo punto, esasperato, uscì in questa esclamazione: “Ecco! Dottrina sociale della Chiesa, dottrina sociale della Chiesa! Quando hai bisogno non ti aiuta nessuno!”

            Il bello è che, anche se può sembrare impossibile, in quel momento stava parlando seriamente.