Editoriale – Grazie Papa Benedetto

            Quando si leggeranno queste righe, tu avrai già lasciato quella che, per otto anni, è stata la tua missione di Padre e Pastore universale. Il peso ti è sembrato troppo forte e hai deciso, in piena libertà, di lasciare che un altro prendesse il tuo posto. Ciascuno di noi avrebbe voluto dirti: “Lascia che io ti aiuti, dammi un poco della tua croce, ma resta con noi, continua a ispirarci con la tua parola e il tuo esempio”. Sappiamo però che quello è un peso che non si può dividere con altri. Pregare per il Papa: questo sì, lo possiamo fare e l’abbiamo fatto sempre. Essere figli obbedienti, di quelli che possono consolare un Padre pieno di amore per noi: questo, al massimo, possiamo dire di aver cercato di farlo. Ma non sta a noi dire quanto siamo riusciti ad esserlo.

            Ora, con un coraggio e una serenità che non cessa di sorprenderci, ci hai detto che volevi iniziare un nuovo cammino di vita, nel raccoglimento e nel nascondimento. E noi chiediamo a Dio che questo tuo desiderio sia esaudito e che ti siano dati tempo ed energie per continuare ad essere una presenza utile per la Chiesa, che tu ami tanto, al punto di rinunciare a te stesso per il suo bene.

            A Loreto, ci resta il ricordo di un incontro che non ha avuto uguali, qui, nella Piazza della Madonna, quando sei venuto a presentare ancora una volta a Maria le necessità della Chiesa, in questo momento così bello e delicato del suo itinerario di salvezza. Ora quella celebrazione, che, ispirati dalla tua guida, abbiamo vissuto con una intensità che ci ha sorpresi tutti, acquista un sapore nuovo, ancora più bello e più fecondo. È stato il tuo ultimo viaggio, e l’hai vissuto con noi, perché sei venuto pellegrino alla Santa Casa e soltanto noi siamo stati testimoni di questo incontro di fede e d’amore.

            Ripensando ai tuoi gesti di quel giorno, mi chiedo se la decisione che ora conosciamo fosse già presente nel tuo cuore. Tutto acquisterebbe allora un significato ancora più ricco e struggente, e ogni gesto parlerebbe in una prospettiva rivolta ad un domani, che diventava prossimo e voleva essere vissuto sotto lo sguardo materno di Maria.

            Ripenso anche alla tua volontà di sostare non nel Palazzo Apostolico – come sarebbe stato ovvio e anche facile: è casa tua! – ma a Montorso, in quella casa aperta per i giovani d’Italia e d’Europa, in omaggio all’altra Casa, quella che è racchiusa nel Santuario, che il tuo Predecessore ha indicato ai giovani come “la vostra casa”. Scegliendo di usare la stessa stanza nella quale aveva riposato il Beato Giovanni Paolo II nel suo ultimo viaggio, hai voluto lasciare un messaggio silenzioso di affetto per quei giovani che lì sono, in qualche modo, i padroni di casa.

            I giovani dei tanti incontri, dei raduni moltitudinari e delle Giornate Mondiali, ai quali hai offerto parole semplici ed esigenti,  nei quali hai suscitato l’entusiasmo più spontaneo e che poi hai guidato nella preghiera silenziosa davanti a Gesù Eucaristico, quei giovani non dimenticheranno il tuo gesto. Perché proprio ad essi, con la tua scelta di rinunciare al servizio di Pastore universale, affidi un messaggio chiaro, che parla di donazione senza limiti, di generosità ad ogni costo, e di fedeltà alla Chiesa anche nelle scelte dolorose. E noi, insieme con i giovani tuoi amici, sentiamo il dolore della tua rinuncia, ma rispettiamo la tua decisione e ammiriamo l’amore che in questo modo estremo hai mostrato per la Chiesa e per ciascuno di noi.

            Non potremo più chiamarti con il bel titolo di Santo Padre, ma continueremo a chiamarti e a sentirti Padre, e ad amarti come tale.