Festival Organistico Lauretano

Primo concerto – Cappella Musicale della Santa Casa

Loreto, 5 luglio 2010

Con un giorno di anticipo sulla data prevista, per le ragioni di interesse sportivo che tutti capiscono – anche quelli che non le condividono – diamo inizio alla nostra stagione di musica organistica dell’anno 2010. Un anno che, in questo Santuario, è specificamente dedicato alla commemorazione del 90° anniversario della proclamazione della Madonna di Loreto a celeste patrona di tutti gli aeronauti. Per questo, ogni concerto avrà almeno un pezzo dedicato a Maria, la Madre del Signore, ed a questo pezzo sarà, quindi, dedicato il commento spirituale che integra ogni volta l’esibizione musicale.

Questa sera, il primo concerto del Festival Organistico Lauretano offre diversi brani musicali mariani e tra questi ne sottolineo l’ultimo: il “Magnificat” di Antonio Vivaldi. Senza entrare nella valutazione dell’interpretazione musicale del testo, mi soffermo a commentare brevemente il testo letterario, che, come sappiamo bene, è tratto dal canto che, nel Vangelo di Luca, al capitolo 1,46-55, è posto in bocca a Maria che visita la cugina Elisabetta, subito dopo aver ricevuto dall’angelo l’invito a diventare la madre del Salvatore.

I primi due capitoli del vangelo di Luca ci accompagnano in quel momento della storia della salvezza che segna definitivamente il passaggio dall’Antico al Nuovo Testamento. È come se in queste poche pagine fossero collocati i cardini della storia, che permettono al mondo di aprirsi ad una realtà completamente nuova. Si chiude una fase e se ne apre un’altra, e quello che è scritto nella pagina nuova ci immette in un’atmosfera del tutto diversa dalla precedente.

Nell’Antica Alleanza, tutto si svolgeva attorno all’idea della generazione: i libri della Bibbia sono pieni di liste genealogiche – i lunghi elenchi punteggiati dal verbo “generò” – il cui fine era quello di garantire e dimostrare a tutti l’appartenenza dei diversi personaggi al Popolo eletto. Ricordiamo bene la tristezza delle donne che non avevano figli, specialmente quando la loro speranza di una possibile progenie era frustrata dalla ormai tarda età, loro e dei loro mariti. Sara, Rebecca, Rachele, la madre di Sansone, Anna, la madre di Samuele: tutte donne che hanno sofferto per questa umiliazione e che, quando umanamente ogni speranza era perduta, hanno superato la loro sterilità grazie ad un intervento straordinario del Signore. Ognuna di esse è diventata madre di personaggi fondamentali nella storia di Israele.

L’ultimo esempio di nascita miracolosa dell’Antico Testamento è quello di Giovanni il Battista, figlio di due genitori sterili e ormai anziani. L’annuncio della prossima maternità di Elisabetta viene data a suo padre, Zaccaria, nel corso di una visione proprio all’interno del Tabernacolo dell’alleanza, nel tempio di Gerusalemme. La nascita di Giovanni è salutata da suo padre Zaccaria con un canto, il “Benedictus”, che la Chiesa propone ogni giorno, nella liturgia delle ore, nella recita delle lodi mattutine. Ma subito dopo di questa maternità, ne è presentata un’altra, anch’essa annunciata come miracolosa dallo stesso angelo Gabriele. Questa volta però la madre non è una donna vecchia e sterile ma è una giovane vergine. La storia ha voltato pagina, e ormai quello che conta non è più la generazione che viene attraverso l’intervento umano ma quella che ha la sua origine in Dio. San Giovanni, nel prologo del suo vangelo scrive: “A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati” (Gv 1,12-13)

La novità dell’evento viene sottolineata dalle parole della giovane Maria, la quale, recatasi ad aiutare la cugina Elisabetta nella fase finale della sua gravidanza, esprime con il canto le proprie lodi al Signore, e per fare questo adopera espressioni che hanno ancora il suono del linguaggio dell’Antico Testamento ma che, nello stesso tempo, riflettono un modo di sentire Dio e la sua provvidenza completamente nuovo e diverso. Nel Canto di Maria percepiamo un’esperienza intima e feconda della relazione con Dio Salvatore e un sentimento di apertura universale verso l’umanità intera, per cui non ci sono più dei nemici da umiliare e sottomettere, ma soltanto persone invitate a conoscere ed accogliere il piano di amore di Dio.

Una parte molto originale nel canto di Maria è quella nella quale si presentano in anteprima alcuni dei concetti che Gesù svilupperà nella sua predicazione, e specialmente nel discorso della montagna. Per questo qualcuno ha voluto chiamare il Magnificat: “Un anticipo del Vangelo delle Beatitudini”. Don Primo Mazzolari, il focoso e battagliero parroco di Bozzolo, in una delle sue prediche, che è possibile ascoltare in registrazione, fa notare ai suoi ascoltatori – tutti di forte fede sinistrorsa – che Maria, con sette verbi del suo cantico, annuncia il ribaltamento delle sorti umane, e questi verbi presentano la presa di posizione di Dio, le sue scelte originali ma costanti contro i ricchi e superbi e in favore dei più poveri: “Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote. Ha soccorso Israele, suo servo”. Non c’è dubbio che queste sono parole forti, che se fossero ripetute oggi in certi ambienti politici, potrebbero valere a Maria l’accusa di essere un’agitatrice sociale, una “pasionaria” o addirittura unacomunista. Ma sappiamo bene che Maria – come del resto suo Figlio – sono nati un bel pezzo prima che gli ideologi del secolo 19° elaborassero le loro strane teorie sociali.

Dobbiamo riconoscere che spesso la nostra devozione, ed anche certe rappresentazioni molto edulcorate della Madonna, non fanno giustizia all’immagine in qualche modo battagliera che ci si manifesta nel canto del Magnificat. Immagine, questa, che corrisponde invece alla verità di questa giovane donna che, già al momento dell’annunciazione, ha richiesto e ottenuto chiare spiegazioni da parte di Dio sul come la sua maternità avrebbe avuto luogo. Nell’episodio delle nozze di Cana, dopo aver ricevuto una risposta per lo meno evasiva da parte di Gesù, Maria procede con autorità, imponendo a suo figlio di intervenire. Quando infine la vediamo al Calvario, restare in piedi, accanto alla croce di Gesù, non possiamo fare a meno di ammirare il suo coraggio nel sopportare, insieme con il dolore nel vedere le sofferenze del figlio, anche l’umiliazione di essere considerata da tutti la madre di un delinquente, punito dalla giustizia per i suoi delitti.

Maria del Magnificat ci appare quindi non solo come donna sensibile e capace di manifestare in maniera efficace e poetica i suoi elevati sentimenti di lode a Dio e di contemplazione delle sue opere, ma insieme come donna forte e coraggiosa, pronta a rivelare – verrebbe quasi la voglia di dire: a suggerire – i progetti di giustizia vera che la nuova rivelazione di Dio porterà al mondo, con l’incarnazione di suo Figlio.

Ho trovato da qualche parte questa affermazione di Martin Lutero: “Questo santo cantico della benedetta e dolce Madre di Dio dovrebbe essere bene imparato a memoria e ritenuto da tutti”.

Per quelli che invece a memoria ancora non lo sanno, leggo ora il testo intero del Magnificat, nella sua traduzione italiana:

” L’anima mia magnifica il Signore
47 e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
48 perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
49 Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente
e Santo è il suo nome:
50 di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono.
51 Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
52 ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
53 ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
54 Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
55 come aveva detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza, per sempre” .

La domanda è ora quella di capire se il grande Antonio Vivaldi, nella sua composizione, abbia saputo interpretare la bellezza e la complessità di questo testo. Il compositore è uno dei grandissimi della musica mondiale, e sarebbe pretenzioso da parte nostra, e certamente da parte mia, voler esprimere dei giudizi più o meno positivi sul suo operato.

Ascoltiamo la sua composizione, grati al Maestro Viabile e ai componenti della Cappella Musicale della S. Casa, che ci accompagnano in questa nostra esplorazione che è, allo stesso tempo, estetica e spirituale.