Flora

In più occasioni avevo sentito parlare di Flora, una donna che vive nel territorio della diocesi di Bungoma e che è diventata famosa per la sua abilità a modellare figure umane di creta.

In Kenya la tribù Kamba, nella regione di Machakos, è nota per la capacità di scolpire il legno, dando vita a figure di animali: ippopotami, giraffe, coccodrilli, leoni e scimpanzé. Ne ho approfittato molto, quando, dovendo abbattere dei vecchi alberi di jacaranda, ho chiesto loro di trarre dai blocchi di legno figure che potessero adornare il giardino. Lo hanno fatto con grande maestria. Quando però ho chiesto loro di raffigurare persone umane, hanno rifiutato. Nella loro tradizione questo è proibito.

Ora, la cosa straordinaria riguardo a Flora è che lei, fin da ragazzina, si è dedicata a rappresentare uomini e donne, e, dato che i genitori le hanno vietato di farlo, lei ha continuato ma di nascosto. Il missionario della parrocchia, visto il talento della piccola, l’ha educata e le ha permesso di acquistare un grande maestria, che, con il tempo, ha dato a Flora, ormai donna, un modo di guadagnarsi da vivere.

Desideravo conoscere Flora, prima di partire dal Kenya. Per questo, d’accordo con il Vescovo di Bungoma, il 25 maggio 2004 mi sono recato a casa dell’artista. Flora è una donna di piccola  statura, ormai anziana ma di età difficile da identificare. Per me è stato bello assistere al modo in cui lei, con grande facilità, modellava le sue opere: volti di donna, di uomo o di bambino, e anche figure intere, di piccole dimensioni.  Una volta che queste sono completamente asciutte, sono cotte in una buca scavata nel prato, coperta con un pannello di latta, e facendo il fuoco con erba secca e qualche stecco di legno. Questo tipo di cottura non arriva a superare i 500° di calore, e non sarebbe quindi sufficiente per cuocere vasi di uso quotidiano, che richiedono maggiore resistenza, ma è sufficiente per dare alle figure la solidità necessaria per la loro funzione decorativa.

Una cosa che mi ha sorpreso è stato il vedere suo figlio che si alternava con Flora nel modellare la stessa figura. Evidentemente, hanno una completa intesa nel lavoro, al punto che ognuno poteva continuare quello che l’altro aveva cominciato.

Dopo aver assistito a lungo al suo lavoro, le chiesi se era disposta a modellare il volto di Papa Giovanni Paolo II. Accettò la sfida, a patto che le facessi avere alcune foto del soggetto da rappresentare. Lo feci e, partendo dal Kenya, presentai al Papa, nell’ultima udienza avuta con lui, il suo busto, opera dell’artista keniana Flora.