I Lombardi a Loreto

                                                        

                               A colloquio con il Vescovo di Loreto mons. Giovanni Tonucci

D – Eccellenza, la basilica lauretana ha già spalancato le porte per accogliere i pellegrini unitalsiani che giungeranno in questo 2011. Che cosa si aspetta?

R – È facile dirlo, anche se sarà più difficile ottenerlo. Mi aspetto – ma forse dovrei dire semplicemente: desidero – che i pellegrini dell’UNITALSI siano numerosi e ben animati per vivere a Loreto una intensa esperienza spirituale. I giorni del pellegrinaggio sono ricchi di tante occasioni positive sia per i malati sia per i volontari che li accompagnano: la condivisione di una esperienza di viaggio con altri, il contatto tra persone che vivono situazioni diverse, la facilità di prendere parte a momenti formativi ed a celebrazioni liturgiche. Tutto questo prepara e rende più intenso il momento fondamentale della presenza a Loreto, e cioè il passaggio in Santa Casa. Questo passaggio è qualcosa che deve essere vissuto con una preparazione adeguata e con la calma necessaria. Le Tre Pareti, nella loro povertà, ci parlano nel silenzio, e dobbiamo avere il tempo di ascoltare e di conservare nel nostro cuore le emozioni e i suggerimenti che ci giungono, proprio come faceva Maria, in quello stesso luogo. Ecco quindi il mio sogno: che i tanti pellegrini possano ricevere nella Santa Casa il dono di Loreto, che è l’ascolto della chiamata di Dio e della risposta di Maria.

D – Quali le novità dentro e fuori il santuario, soprattutto nell’animazione dei pellegrinaggi?

R – Le idee sono tante, ma le novità non sono molto evidenti. Non è facile passare dal desiderio di fare al fare stesso, specie quando si richiede un impiego di mezzi, che purtroppo non sono a nostra disposizione. Qualcosa che si potrà già notare, comunque, è una migliore organizzazione dei movimenti all’interno della Basilica, specialmente nei giorni festivi. Un bel gruppo di volontari si è messo a disposizione del Santuario per aiutare i pellegrini a mantenere ordine e silenzio al suo interno. Nel piano della piazza, sotto il loggiato, sarà a disposizione dei pellegrini un ufficio informazioni, ben attrezzato. Stiamo progettando nuovi spazi per l’amministrazione del sacramento della Riconciliazione, per un incontro più discreto a raccolto. In prossimità del Congresso Eucaristico di Ancona, il Museo – Antico Tesoro esporrà una splendida collezione di oggetti liturgici, che, ne sono sicuro, potranno essere ammirati con piacere da tutti i pellegrini.

D – Come si realizza la vita pastorale nella sua diocesi?

R – La circoscrizione ecclesiastica di Loreto ha il nome di Prelatura, perché, rispetto alle altre diocesi, ha caratteristiche diverse, legate alla sua prossimità con il Santuario della Santa Casa. È facile capire che, dal punto di vista sia ecclesiastico sia sociale e civile, la cittadina di Loreto dipende dal funzionamento del Santuario. Nel territorio di Loreto ci sono poi cinque parrocchie, ciascuna delle quali ha le proprie attività e iniziative, come accade in ogni parte del mondo. Nel mio caso, ho insieme la doppia funzione di Prelato, in quanto pastore di questa piccola porzione del Popolo di Dio, e di Delegato Pontificio, in quanto diretto responsabile di fronte alla Santa Sede della conduzione del Santuario e delle sue dipendenze. Questa doppia funzione richiede molto impegno e grande disponibilità di tempo, ma non crea divisioni nel modo di agire e di sentire, in quanto ambedue i ruoli sono a servizio della stessa Chiesa e della stessa gente, qualunque ne sia la provenienza.

D – Come attua il suo ministero episcopale nella quotidianità?

R – Inizio normalmente la mia giornata con la celebrazione dell’Eucaristia in Santa Casa, alle 7 e 30. C’è sempre un gruppo, più o meno numeroso, di fedeli che partecipano: alcuni sono di Loreto, altri sono pellegrini dalle provenienze più diverse. Tutto si svolge con estrema semplicità e sobrietà, ma mi piace pensare che per tutti, come per me, questo sia un modo meraviglioso di cominciare la giornata. Quello che segue, varia ogni giorno: incontri con sacerdoti e con fedeli, che desiderano parlarmi o con i quali desidero parlare; riunioni per trattare argomenti specifici di amministrazione o di programmazione pastorale, con i diversi organismi di consultazione e di decisione della Prelatura e della Delegazione Pontificia; visite a comunità o a persone. In questo insieme di impegni, devo anche trovare tempo da dedicare alla preghiera e allo studio, per riflettere e per preparare omelie, conferenze e articoli. A questo si aggiungono i frequenti viaggi verso altre città o diocesi e anche viaggi a Roma per incontrare in Vaticano i responsabili della Santa Sede. Con molto rammarico, devo confessare che, alla fine di una giornata, mi manca il tempo che vorrei dedicare alla mia corrispondenza personale ed anche a qualche attività creativa, come, in passato, erano per me il lavorare la creta e il dedicarmi alla stampa di fotografie. Non sono ancora riuscito a trovare il tempo per queste cose, ma non credo che il mondo dell’arte ne soffra troppo! Forse ne soffrono i miei collaboratori, che possono notare che mi manca il modo di rilassarmi e quindi di risparmiare loro i miei momenti di impazienza.

D – La S. Casa, con le sue pietre nazaretane, è polo d’attrazione del santuario. Cosa sarebbe Loreto senza di essa?

Questa è forse la risposta più facile da dare: senza la Santa Casa, Loreto non esisterebbe neppure. Sappiamo che, quando le tre pareti della Santa Casa furono deposte sulla collina dal nome maestoso di Monte Prodo, la zona era semplicemente identificata come “territorio di Recanati”. Loreto è nata attorno alla Santa Casa ed esiste anche oggi perché al suo centro c’è la grande basilica che racchiude la Reliquia. Gran parte delle attività dei cittadini di Loreto sono suscitate dal Santuario e, da parte mia, vorrei sperare che anche la spiritualità dei nostri fedeli sia animata e prenda forma dalla presenza, silenziosa ma proprio per questo tanto eloquente, della Casa di Maria.

D – Le fiammelle delle candele sono il segno della fede che vive nella basilica. Ancora tante, in questo nostro tempo, ne ardono?

R – La domanda sembra avere una doppia dimensione, reale e simbolica. Parliamo delle candele e nello stesso tempo della fede, di cui le candele sono un segno. Ebbene, la risposta può essere positiva in ambedue le direzioni. La presenza dei tanti pellegrini a Loreto è un segno evidente della volontà di trovare momenti di riflessione e di intensità spirituale. Il pellegrinaggio ai santuari mostra con chiarezza che la gente cerca Dio e lo cerca là dove la Sua presenza è più facile da percepire. Il pellegrinaggio a Loreto è anche più significativo, perché non è motivato da emozioni devozionali né da messaggi estemporanei, ma da una realtà che si collega direttamente al vangelo, e che è quindi solida come sono solide le pietre con cui la Santa Casa è costruita. La partecipazione alla Liturgia Eucaristica domenicale e la grande frequenza al sacramento della Riconciliazione dimostrano che la fede è viva ed ha bisogno di essere confermata e rafforzata. Le fiammelle delle candele, che ardono per indicare la continuazione di un gesto di devozione e di affetto, sono la manifestazione semplice e sincera di una fede che ha bisogno di esprimersi con mezzi umani, il cui significato è chiaro e compreso da tutti.

D – Qual ‘è il messaggio che la S. Famiglia ha lasciato nella S. Casa?

R – Il messaggio che la Famiglia di Nazareth ci lascia è un grande esempio di santità, reso esplicito dagli eventi che sono occorsi all’interno di quelle tre pareti. Attraverso l’incontro della volontà di Dio Padre con la volontà di Suo Figlio – “Ecco, io vengo per fare, o Dio, la tua volontà” – e con la volontà di Maria – “Avvenga per me secondo la tua parola” – è avvenuta l’Incarnazione, l’evento che ha cambiato la storia del mondo una volta per tutte. A queste, si è poi unita la volontà di San Giuseppe, al quale Dio ha fatto capire che anch’egli aveva un ruolo importante da giocare, in questa nuova fase della storia della salvezza. Più volte i Papi, parlando di Loreto, hanno fatto menzione del “Sì” di Maria, come modello della nostra risposta alla chiamata di Dio. Gli esempi della Famiglia di Gesù richiamano poi tutte le virtù umane e cristiane in essa vissute in maniera eccelsa: una concentrazione di santità, di saggezza e di sapienza quale non è mai stata sperimentata prima, né lo sarà dopo, nella storia dell’umanità.

D – Quale lascito spirituale vuole porgere agli Unitalsiani lombardi

R – È l’invito a voler considerare Loreto, e in Loreto la Santa Casa, come loro vera casa. La casa di Maria è la casa di tutti noi, ed è quindi il luogo nel quale possiamo tornare sia fisicamente sia spiritualmente, per rivivere il dialogo tra l’angelo e Maria e per interrogarci sulla volontà di Dio nella nostra vita, in ogni giorno che viviamo e che viene a noi con i suoi impegni, le sue esigenze e con la necessità di viverlo alla luce della parola di Dio e nell’ascolto della Sua volontà.