Il presidente Moi all’aeroporto

Una delle brutte tradizioni del Protocollo keniano era quella di dover ricevere il Presidente Moi all’aeroporto, ogni volta che tornava da qualche viaggio all’estero. Il Corpo Diplomatico era invitato ad essere presente e doveva assistere ai diversi momenti previsti: passaggio in rassegna dei militari schierati, lungo discorso del Presidente, quasi tutto in swahili, saluto personale ad ogni ambasciatore. Calcolando la necessità di essere all’aeroporto in anticipo e tenendo conto dei  frequenti ritardi dell’aereo, ogni volta era mezza giornata che se ne andava.

Il 4 giugno 1997, Moi tornava non so da quale visita e, come appare dalla foto, si è fermato a parlare con me. Il mio udito già da allora non era buono e la sua vice era piuttosto roca. In più la banda militare stava suonando. In definitiva, non capii quasi nulla di quello che mi disse, ma colsi qualche spunto: mi parlava di qualcosa fatto dalla “vostra gente”, che avrebbe potuto essere utile per la pace.

Solo qualche tempo dopo capii che si riferiva all’azione svolta dalla Comunità di Sant’Egidio, in favore della pace in Mozambico. Ma di queste importanti iniziative, svolte spesso con la conoscenza e l’approvazione della Santa Sede, non avevo ricevuto né mai ricevetti nessuna informazione. Sarebbe stato utile saperne qualcosa.

A proposito delle andate all’aeroporto, dopo qualche anno, il Decano del Corpo Diplomatico, che era allora l’Ambasciatore della Tanzania, riuscì a convincere Moi che la convocazione di tutti gli Ambasciatori all’aeroporto non aveva molto senso, soprattutto perché il discorso era svolto in swahili: “Tu, Mzee, parli al tuo popolo. Gli Ambasciatori non possono capire. Meglio che non ci siano”. La convocazione all’aeroporto fu sospesa, e con questo, il nostro Decano, un alto militare in pensione,  meritò la stima e la gratitudine di tutti noi.