Installazione come anziano

Il seminario minore della diocesi di Meru, intitolato a San Pio X, è situato nella città di Mkubu. Il 13 novembre 1997, fui invitato a celebrarvi l’Eucaristia, usando il formulario liturgico del santo patrono. Nell’omelia, commentai il brano evangelico della festa, tratto dal capitolo 21 del vangelo secondo Giovanni, con il dialogo tra Gesù e Pietro: “Mi ami tu?”.

Al termine della Messa, gli anziani della tribù Meru avevano stabilito di conferirmi la dignità di “anziano”, e lo fecero con tutta le solennità del caso. Due vescovi – Silas Njiru, di Meru, e John Njue, di Embu – furono testimoni e mi aiutarono a capire quello che si diceva. Fui rivestito con un mantello grigio di pelle di scimmia e con un berretto bianco e nero di pelle di colobo; ricevetti due bastoni, uno alto, grezzo, e il secondo più corto e ben decorato; e fui infine fatto sedere su uno sgabello tradizionale, con tre gambe e scolpito in un solo pezzo di legno.

Le raccomandazioni da parte degli anziani, che seguirono, furono lunghe e dettagliate. Si descriveva tutto quello che un anziano non avrebbe mai dovuto fare: mentire, rubare, essere prepotente. Un punto mi sorprese: l’anziano doveva essere celibe. Per me la cosa non poneva problemi, ma dovetti chiedere come era possibile che fosse così per loro, che frequentemente erano non solo sposati, ma anche poligami. La risposta fu che, per essere ammesso nel rango degli anziani, la moglie o le mogli del candidato dovevano aver superato l’età per avere figli, e si supponeva che il marito le lasciasse in pace. Tant’è vero che, se uno avesse preso una nuova moglie, più giovane, avrebbe perso la sua qualifica di anziano.

In quella occasione mi fu dato il nome di Mzee Mwenda, ovvero “l’anziano che ama”. Probabilmente, gli anziani furono impressionati dalla mia spiegazione del brano evangelico. Il nome mi è piaciuto subito e, da allora, l’ho usato come pseudonimo per attività extracurricolari, come la redazione dei calendari e di due libri di fotografie, intitolati appunto: “Le foto di Mzee Mwenda”, il primo stampato e il secondo, in formato digitale, presentato in questo stesso blog.