Intervista all’avvicinarsi della Pasqua.

D – Quali sensazioni prova nell’agire come il Cireneo, nella rappresentazione della Passioen di Gesù, il Venerdì Santo a Villa Musone?

R – Svolgere il ruolo del Cireneo nella sacra rappresentazione della Morte del Giusto a Villa Musone è insieme una consolazione e una sfida. È consolante pensare che, attraverso il dramma recitato, posso capire che anch’io una parte da interpretare nella passione del Signore. È poi una sfida rendermi conto di quanto quello che ha compiuto il Cireneo somiglia alla missione di un Vescovo in mezzo alla gente che gli è stata affidata. Potrei dire in sintesi questo: è facile per un Vescovo fare la parte del Cireneo per un breve momento; è difficile essere capace di svolgere la missione di pastore ogni giorno, non recitando ma interpretando la propria vita.

D – Da alcuni anni, lei pubblica articoli sulle donne della Bibbia. Per quale ragione?

R – Scrivendo le brevi riflessioni sulle donne nella Bibbia, mi sorprendo continuamente nel vedere quante figure femminili sono presenti e quanto sono interessanti e significative. Per ora, sono a metà cammino dell’Antico Testamento, ma mi aspetto molte sorprese dalle donne del Nuovo Testamento. Se ora guardo all’episodio fondamentale della risurrezione di Cristo, vedo subito che le prime a scoprire la tomba vuota sono donne, e Maria Maddalena è la prima ad annunciare la realtà della risurrezione. Non è di secondaria importanza riflettere sul fatto che siano proprio delle donne a dare inizio ai momenti fondamentali della nostra salvezza: Maria di Nazareth nell’incarnazione, Maria di Magdala nella risurrezione.

D – Quali riflessioni suggeriscono gli episodi di suicidi, di cui si è recentemente parlato?

R – Alcuni episodi tragici che sono stati segnalati in queste ultime settimane ci danno la misura della gravità della situazione ed anche della fragilità della nostra condizione umana. Per chi pone tutta la propria speranza nel denaro e nel successo, è facile sentirsi perduto e decidere che non è possibile andare avanti. Ma dobbiamo credere che ciascuno di noi è più importante dei problemi che ha. Un insuccesso finanziario, persino drammatico, si può risolvere, anche se con sacrifici, delusioni e umiliazioni. Rinunciare per questo alla vita è un gesto di paura, una fuga che non risolve nulla ma crea un disagio anche maggiore per i tanti che, in un modo o nell’altro, dipendono da noi e dalla nostra presenza nel mondo.

D – Quali principi vorrebbe ricordare ai politici italiani, in questa fase piuttosto confusa?

R – Questi principi sono stati detti e ripetuti con una insistenza continua dalla Chiesa, nel suo insegnamento sociale. Basterebbe leggere attentamente l’ultima enciclica di Papa Benedetto. Ma chi è disposto ad ascoltare quello che la Chiesa insegna? Troppo spesso si critica senza neppure conoscere! Quanto poi al ripensare al modo di fare politica, direi che abbiamo bisogno di qualcosa di più radicale: è ora di ricominciare a fare politica, guardando concretamente alle necessità del bene comune, dopo anni e anni di manovre meschine condotte solo per interessi personali o di parte. Gli scandali che, con ritmo costante, sono portati a nostra conoscenza sono la prova evidente che la situazione è arrivata a limiti che non si possono più sopportare. Abbiamo avuto troppi profittatori senza scrupoli. Sarebbe ora di vedere di nuovo in funzione persone che, scelte dai cittadini e non dalle camarille di partito, siano capaci di porsi al servizio della comunità nazionale.

D – Cosa può dirci, sulla situazione politica nel comune di Loreto?

R – L’ultima campagna elettorale a Loreto è stata particolarmente aspra, e i toni polemici non si sono ancora spenti. Naturalmente, le diverse componenti politiche hanno il diritto e il dovere di svolgere il proprio ruolo, in posizione di maggioranza o di opposizione. Se si pensasse un pochino di più al “bene comune” si potrebbero forse vedere più concretezza nelle realizzazioni e meno asprezza nelle polemiche.

D – Il 4 ottobre prossimo, si ricorderà il 50° anniversario della visita di Papa Giovanni a Loreto.

R – Confermo il desiderio di ricordare, in maniera adeguata, il 50° anniversario della visita di Papa Giovanni XXIII a Loreto. Ora che il Santo Padre ha indetto, per la Chiesa intera, un Anno della Fede per commemorare l’inizio del Concilio Ecumenico Vaticano II, la nostra celebrazione diventa ancora più significativa. È già in cantiere una mostra su questo tema, che vorremmo ambientare nelle Cantine del Bramante, e stiamo pensando a un colloquio teologico che studi l’importanza storica del gesto di Papa Giovanni.

D – Qual è il suo augurio per i loretani e i pellegrini, in questa Settimana Santa?

R – In questi giorni della Settimana Santa e del Tempo Pasquale, i loretani amano farsi essi stessi pellegrini verso il Santuario della Santa Casa. A loro e a coloro che vengono da più lontano, auguro di poter vivere la gioia della risurrezione nella loro vita, pensando di nuovo agli impegni assunti, rinfrescando i propositi e sentendo sempre più e meglio la felicità di essere figli di Dio e fratelli di Cristo. Maria, dalla sua Casa, ci guidi e ci accompagni in questo pellegrinaggio verso una vita nuova.