D – Pensa che la misteriosa traslazione della Santa Casa a Loreto, avvenuta nel 1294, sia soltanto pura tradizione o riveli davvero una straordinaria realtà divina?
R – Le tradizioni, anche le più antiche e venerabili, poggiano sempre su fondamenti storici. Accade che, con il passare del tempo, il ricordo dei fatti si possa arricchire di aspetti forse fantasiosi e devoti. La presenza delle tre pareti della Casa di Maria a Loreto è un dato concreto che, in base alle ricerche storiche e archeologiche, appare ormai incontestabile. Questo elemento è in se stesso una straordinaria realtà, dono della Provvidenza divina, che spiega la costante devozione di milioni di fedeli verso questa reliquia. Circa questi fatti, comunque, dobbiamo attenerci a quello che il Papa Giovanni Paolo II scrisse nella sua lettera per il VII centenario del Santuario, il 15 agosto 1993: “Lasciando, come è doveroso, piena libertà alla ricerca storica di indagare sull’origine del Santuario e della tradizione lauretana, possiamo affermare a buon diritto, che l’importanza del Santuario stesso non si misura solo in base a ciò, da cui ha tratto origine, ma anche in base a ciò che esso ha prodotto”.
D – Su quali documenti storici si basa la traslazione della Santa Casa a Loreto?
R – La documentazione immediata è del tutto carente, e questo non deve stupire, se si ricorda che parliamo di un evento accaduto in una zona isolata del territorio di Recanati. Allora non era così frequente registrare avvenimenti, anche straordinari, con una certificazione accurata, come siamo abituati a fare oggi. Già dal 1315, però, abbiamo documenti che testimoniano gesti di devozione verso la chiesa di Santa Maria di Loreto. Nel 1375, poi, il papa Gregorio XI scrisse un ‘breve’ nel quale afferma di conoscere che nella chiesa della Beata Vergine Maria di Loreto accorrono molti fedeli e sono avvenuti molti miracoli.
D – Fino al 1294 la Santa Casa si conservava ancora a Nazareth?
R – Questo è quanto le fonti storiche ci fanno capire. La “camera di Maria” a Nazareth è stata oggetto di attenzione e di venerazione fin dai primi tempi dell’era cristiana. Ne fanno testimonianza i graffiti, iscrizioni scalfite nelle pietre della Santa Casa, da devoti pellegrini che riconoscevano in quell’ambiente il luogo dell’incarnazione del Figlio di Dio. I graffiti sono in greco e in aramaico, e quindi risalgono al tempo in cui la Santa Casa era ancora in Palestina. Se, secondo quanto dice la tradizione, la reliquia giunse nella sua collocazione presente nella notte tra il 9 e il 10 dicembre 1294, questo vuol dire che essa era stata asportata da Nazareth qualche anno prima. Gli studiosi ritengono quindi che questo sia potuto accadere nel 1291. Non dimentichiamo infatti che la tradizione ci parla di diverse soste della Casa nel suo cammino verso Loreto, e soprattutto è rimasta memoria di una fermata assai prolungata nella località di Trsat, nella odierna Dalmazia.
D – Secondo Lei, per quale motivo la scultura mariana appare singolarmente e visibilmente di colore?
R – Il colore nero della Madonna di Loreto è stato dato all’immagine solo nel 1922, quando fu scolpita una nuova statua che prendesse il posto di quella antica che era andata perduta nell’incendio sviluppatosi in Santa Casa nella notte del 22 – 23 febbraio 1921. In precedenza il volto di Maria era bruno, e, lungo i secoli, il colore era forse diventato più scuro per il nerofumo delle candele. Da questa scelta dello scultore che, per incarico del Papa Pio XI, riprodusse la statua originale, è nata la definizione della Vergine Lauretana come “Madonna nera”, definizione però che non è appropriata.
D – Perché il Santuario di Loreto viene anche definito, Santuario dell’Incarnazione, dello Spirito Santo, della Famiglia e della Riconciliazione? A Suo avviso, qual è l’aspetto più rilevante e più adatto?
R – Ognuna di queste definizioni ha le sue forti ragioni di essere. Questo dipende dal fatto che Loreto non è un santuario devozionale, per ripetere le parole del Beato Giovanni Paolo II, ma teologico. La Santa Casa ha ascoltato il “sì” di Maria all’invito di Dio, ha accolto il Verbo che si è fatto carne nel seno di Maria, per opera dello Spirito Santo, ed ha ospitato la Santa Famiglia di Nazareth. Come punto di riferimento per i pellegrini che provengono da ogni parte del mondo, la Basilica della Santa Casa è un luogo privilegiato in cui si amministra il sacramento della riconciliazione a una moltitudine di fedeli. I pontefici Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno infine indicato Loreto come il santuario che ha un messaggio particolarmente dedicato ai giovani d’Italia e di Europa. Giovanni Paolo II, parlando ai giovani della Santa Casa, ha detto loro: “Ecco la vostra casa!” Per questo egli ha voluto la creazione di un Centro internazionale per la pastorale giovanile, che ha consegnato ai giovani, come luogo in cui riflettere sulla risposta di Maria e quindi sulla risposta alla vocazione di Dio da parte di ogni giovane.
D – Al di là del luogo mariano, cosa spinge il pellegrino a salire a Loreto?
R – Loreto è una cittadina situata in una collina prospiciente il mare. È circondata da una cinta di mura rinascimentali, quasi completamente intatte. Contiene monumenti di bellezza unica, quale la Basilica, in tutti i suoi dettagli, e il complesso degli edifici che la circondano. A tutto questo, hanno posto mano i più grandi artisti del XV, XVI, XVIII e XIX secolo. Se a questo aggiungiamo anche le opere pregevolissime conservate nel Museo – Antico Tesoro, all’interno del Palazzo Apostolico, credo che ci siano davvero tante ragioni per invogliare ogni pellegrino e ogni turista a venire e sostare a Loreto.
D – Il pellegrino credente dalla sua devozione mariana cosa deve ricavare?
R – Il messaggio del Santuario Lauretano è contenuto negli episodi evangelici che si sono svolti nella Casa o che traggono da essa la sua origine. La riflessione sull’incarnazione del Figlio di Dio è molto più di un gesto di devozione, perché ci pone in contatto con l’inizio stesso della nuova e definitiva fase della storia della salvezza.
D – Secondo Lei, dove consiste l’essenzialità di questa devozione?
R – La devozione a Maria, quale si manifesta nel Santuario di Loreto, ha un riferimento direttamente biblico. Non si basa su un’apparizione o su rivelazioni operate in un momento della storia dell’umanità, come è accaduto in altri importanti luoghi mariani. Qui il pellegrino è invitato a meditare sulle parole del Vangelo e ad ascoltare il messaggio del luogo fisico in cui la volontà di Dio ha incontrato l’assenso di Maria e in cui “il Verbo si è fatto carne”. Per questo, lo ripeto, questo luogo è stato definito come teologico e non devozionale. Anche se, come è evidente, esso suscita tanta sincera devozione, con manifestazioni di fede sempre sobrie e dignitose, e mai guastate da espressioni di fanatismo indiscreto.
D – L’ammalato, il sofferente quale speranza deve attingere dal suo pellegrinaggio alla Santa Casa di Loreto?
R – La lezione di Maria è espressa nelle sue parole: “Avvenga per me secondo la tua parola”. La prima grande speranza del malato, o della persona che soffre per qualsiasi ragione, è quella di sapersi adeguare alla volontà di Dio e di accoglierla come manifestazione del suo amore. La serenità che vediamo nei volti dei pellegrini, quando vivono il loro pellegrinaggio, ci conferma che questo è il primo e il più importante frutto della visita alla Santa Casa. A questo si accompagna anche il desiderio forte di una guarigione, nel corpo e nello spirito. E anche di questi episodi ne conosciamo tanti, a confermare che la Provvidenza di Dio ci segue sempre e non si lascia mai vincere in generosità. Al fine di verificare l’attendibilità di guarigioni scientificamente inspiegabili, accadute nel Santuario, si è istituita una speciale commissione medica che ha il compito di studiare la documentazione inerente a questi episodi.
D – Ci può spiegare il significato di “Delegazione Pontificia” e di “Prelatura” della Basilica di Loreto?
R – A Loreto esistono due diverse realtà ecclesiali. La prima, che ha il titolo di Delegazione Pontificia, è alle dirette dipendenza della Santa Sede e ha la missione di prendersi cura del Santuario, del suo funzionamento, della sua manutenzione, e quindi dell’accoglienza e dell’assistenza spirituale dei milioni di pellegrini. La seconda, la Prelatura territoriale di Loreto, si riferisce alla conduzione pastorale delle cinque parrocchie in cui è diviso il territorio di questa Chiesa locale, e si preoccupa dei fedeli che vivono nella città di Loreto.