Intervista de “L’Azione” di Vittorio Veneto

2 giugno 2017

D – Ci aiuti a capire quali sono i compiti e il servizio del Prelato di Loreto e del Delegato Pontificio del Santuario della Santa Casa e del Santo a Padova.

R – La Prelatura di Loreto è una porzione della Chiesa, equivalente ad una piccola diocesi. Abbraccia il territorio del Comune di Loreto, che è nato e vive attorno al Santuario della Santa Casa. Comprende cinque parrocchie, con un totale di circa 12.000 fedeli. L’Arcivescovo Prelato ha quindi la stessa missione di ogni vescovo nella sua diocesi.

L’incarico di Delegato Pontificio si riferisce invece alla gestione e all’amministrazione dei due Santuari, della Santa Casa a Loreto e di Sant’Antonio a Padova, che, dal Concordato del 1929, sono di proprietà della Santa Sede. La Basilica di Loreto è anche Cattedrale della Prelatura, e quindi l’Arcivescovo ne è doppiamente responsabile. A Padova, invece, la giurisdizione del Delegato Pontificio si limita al Complesso Antoniano, senza alcuna interferenza nel governo della Diocesi di Padova. Ambedue le Basiliche sono affidate ad una comunità di religiosi: Frati Minori Cappuccini, a Loreto, e Frati Minori Conventuali a Padova. Il Delegato Pontificio ha l’incarico di guidare le due comunità, affinché i pellegrini siano attesi nel modo migliore, nel loro desiderio di vivere una esperienza profonda di fede e devozione.

D – Quale spiritualità ha respirato a Loreto e Padova?

R – I due santuari offrono ai chi li visita un’esperienza di fede. A Loreto, i momenti più intensi sono vissuti all’interno delle tre semplici pareti della Santa Casa, dove, nel silenzio più assoluto, si riflette sul dialogo lì avvenuto tra l’angelo Gabriele e la Vergine Maria. Loreto è il santuario del “sì” di Maria e quindi è il luogo in cui io stesso mi interrogo su quello che Dio mi chiede di fare, per essere suo collaboratore nell’opera della salvezza. A Padova, l’esempio di Sant’Antonio parla di grande impegno apostolico e di amicizia sincera con il Signore Gesù. La tomba del Santo è il luogo centrale del santuario, là dove si invoca la protezione di Antonio per ogni nostra necessità e dove si esperimenta la forza della sua intercessione.

D – Cosa ricorderà, in particolare, di questi anni di servizio a Loreto e Padova?

R – I ricordi, ne sono certo, saranno tanti e quasi tutti belli. Potrei ricordare soprattutto le folle di fedeli e di pellegrini che hanno riempito le due Basiliche, partecipando con evidente attenzione e devozione alle celebrazioni liturgiche, sempre condotte al meglio della dignità della liturgia della Chiesa Cattolica. Ma insieme ricorderò anche i volti e i gesti di pellegrini che, individualmente e in silenzio, hanno aperto il loro cuore alla Madre di Gesù e al Santo fratello, sapendo di esserne ascoltati e consolati. Ogni visita ai due santuari è stata per me una scuola di fede e di amore.

D – Quale augurio fa a Don Fabio (Dal Cin, Arcivescovo successore nei due incarichi)? E quale consiglio?

R – L’augurio è quello di vivere la sua missione come Pastore nella più grande serenità, portando con gioia le fatiche e anche le sofferenze di ogni giorno. Troverà collaboratori capaci e fedeli, che lo aiuteranno bene e lealmente. Il consiglio non può che essere quello di sentirsi sempre nel cuore della Chiesa e del Papa. Accompagnato da Maria Santissima e dal Santo dei Miracoli, può essere sicuro di compiere ogni giorno la volontà del Signore, in un ruolo di servizio privilegiato.