Intervista sulla celebrazione del Giubileo della Misericordia a Loreto.

12 gennaio 2017

D – Come ha risposto Loreto al Giubileo in termini di accoglienza?

R – Posso dare indicazioni solo in riferimento all’accoglienza dei pellegrini nel Santuario e nelle strutture di ospitalità che sono sotto la nostra responsabilità. L’impressione generale che abbiamo avuto è stata quella di un afflusso notevole di pellegrini, specialmente negli ultimi mesi del Giubileo della Misericordia. Credo che l’appello di Papa Francesco, che ci ha invitati tutti a riscoprire il significato del sacramento della riconciliazione, sia stato colto da molti. Anche la preparazione di uno speciale itinerario giubilare all’interno della Basilica ha trovato una buona risposta da parte dei fedeli. Vorrei sperare che questa maggiore partecipazione non resti un episodio isolato ma si confermi nel tempo, ricordando sempre che se la Porta Santa è stata chiusa, il Cuore misericordioso di Dio è sempre aperto per ciascuno di noi.

I pellegrinaggi dei malati, invece, sono rimasti nella media abituale, confermando la difficoltà che incontrano le associazioni che vi si dedicano, che non sembrano più in grado di convogliare le moltitudini di pellegrini che si conoscevano in anni ormai molto lontani.

D – Allerta terrorismo, il sistema sicurezza ha funzionato a Loreto? Un dialogo con “l’altro” è possibile?

R – La presenza dell’Esercito, dei Carabinieri e della Polizia è stata costante, e nello stesso tempo discreta ed efficace. Credo che la sola vista dei soldati abbia trasmesso ai visitatori un senso di sicurezza e di tranquillità. In effetti, non si sono mai avuti episodi di rischio, di nessun tipo. Fin dall’inizio, avevamo sottolineato il fatto che, essendo Loreto un Santuario dedicato alla Vergine Maria, sarebbe stato difficile immaginare atti di terrorismo contro di esso, dato che Maria è venerata anche dall’Islam come la più alta delle donne.

Il dialogo con gli appartenenti all’Islam è certamente possibile e necessario, al di là della minaccia terroristica. Non sarebbe male che fossimo capaci di assumere costantemente atteggiamenti di rispetto verso gli appartenenti alla religione islamica, come noi desideriamo da loro. Questo non vuol dire che noi dobbiamo rinunciare alla nostra identità, ma esattamente il contrario: la coerenza della nostra vita con la nostra fede è la migliore garanzia di un dialogo possibile e utile.

Sarà sempre necessario ricordare che il terrorismo è una piaga estrema, che utilizza in forma blasfema la religione per giustificare i propri delitti.

D – Quanto ha fatto la città mariana per gli sfollati dal sisma?

R – Le strutture di accoglienza presenti in città hanno subito dato la propria disponibilità per accogliere i terremotati. L’afflusso dei senza tetto è avvenuto subito, con una organizzazione che ha avuto qualche difficoltà a partire ma che poi si è rivelata efficiente. La Delegazione Pontificia ha accolto famiglie di terremotati rimaste senza casa, provenienti da Tolentino, sotto la responsabilità di quel comune, in costante relazione con Loreto e con la Delegazione. La Prelatura di Loreto ha accolto persone anziane e malate nel Centro di Pastorale Giovanile “Giovanni Paolo II”, sotto la responsabilità delle organizzazioni sanitarie della regione e con la generosa partecipazione di un buon numero di volontari.

D – Migranti, come può porsi la Chiesa di fronte all’emergenza?

R – Il primo contributo della Chiesa deve essere, e di fatto è, quello di illuminare le coscienze, per far capire che i tanti che lasciano i propri paesi e cercano rifugio altrove lo fanno costretti dalle condizioni disumane in cui versano popoli e nazioni, in Africa e nel Medio Oriente. Che questa presenza di gente che non riconosciamo come “nostra” possa creare disagi è più che evidente. Ma anche i nostri immigrati negli Stati Uniti o in America Latina hanno inizialmente creato disagi. Poi sono diventati elementi fondamentali per lo sviluppo di quei paesi. È molto triste vedere che, in queste circostanze, si rivelino tra di noi tendenze razziste, alimentate anche da certo populismo superficiale. Il movimento di popoli, causato da ragioni via via diverse, è comunque una realtà storica costante, che continuerà ad esistere e darà un volto nuovo alla nostra Italia e alla nostra Europa, che soffrono per il costante invecchiamento e la tentazione ad una chiusura egoista.

D – Quali lavori nel Santuario sono in programma per il 2017?

R – Chi conosce il Santuario ha potuto notare che, nonostante le difficoltà economiche, in questi anni sono stati condotti lavori di restauro e di miglioramento nel Santuario e nelle sue pertinenze. Vorrei ricordare il recupero della Cantine del Bramante, con il ripristino del “passaggio della mula”; la collocazione di buona parte delle preziose balaustre delle cappelle laterali della Basilica; l’attesa e desiderata creazione della nuova Penitenzieria. Ora ci aspettano nuove imprese, la cui necessità era stata da noi segnalata sia alla Santa Sede sia allo Stato Italiano già da alcuni anni. Il Governo ha predisposto fondi importanti per procedere alla messa in sicurezza della cupola e al restauro completo della Sala del Tesoro. Vorrei sperare che ambedue queste opere possano avere inizio quanto prima.