La Nunziatura di Yaoundé aveva a sua disposizione un autista, Jacques, il quale, nei tempi in cui non era occupato a guidare, avrebbe dovuto tenere in ordine il giardino. Non era un gran che come austista e ancora meno come giardiniere.
Più di una volta si era presentata al lavoro del tutto ubriaco, e, per smaltire la sbornia, invece di lavorare, si metteva a dormire in qualche angolo riparato dal sole e, soprattutto, dallo sguardo dei suoi datori di lavoro.
Il mio parere, espresso più volte al Nunzio, era quello di licenziarlo seduta stante. Ma Jacques riusciva sempre a ricuperare qualche credibilità con alcuni suoi trucchi. Quando, per esempio, era stato trovato a dormire, subito dopo si dava da fare a pettinare la ghiaia del giardino proprio sotto le finestre del Nunzio, che ne restava debitamente impressionato.
Una volta, che insistetti più del solito per il licenziamento, Monsignor Jadot mi fece capire che, in quel modo, avremmo rovinato non solo lui ma anche la sua famiglia. Per questo, era preferibile avere ancora pazienza, nella speranza che si potesse trarre fuori qualcosa di buono dal mediocre impiegato.
Purtroppo, il povero Jacques riuscì a rovinarsi da solo: una volta che il Nunzio era a colloquio con il Presidente Ahidjo, si mise a litigare con gli autisti della Presidenza, insultandoli. Questi stessi ne informarono Monsignor Jadot, protestando per il trattamento ricevuto. E questa volta, non fu possibile salvarlo.
Più tardi, incontrai ancora Jacques, che era davvero mal ridotto: beveva tanto e non aveva lavoro. Gli parlai e lo incoraggiai, ma non credo di aver avuto grandi risultati.
Ma la lezione che mi aveva dato il mio primo Nunzio mi è servita e, nelle varie Nunziature in cui ho lavorato, ho cercato di stare attento a non licenziare mai nessuno, senza aver prima pensato bene alle conseguenze di quella decisione.