La gallina regalata

Una cosa da imparare, quando ci si trova a vivere in paesi diversi dal nostro di origine, è che le mentalità sono diverse, le tradizioni e i modi di reagire sono diversi. Se non ce se ne rende conto e non ci si adegua a questa realtà, si è destinati a errori, delusioni e anche brutte figure. Ne racconto una, capitata a me.

            Avevo cominciato a dare una mano a P. Ignazio Waltingoier, missionario sacramentino italiano, proveniente dall’Alto Adige, nella sua parrocchia di Mvog Mbi. Quando potevo, ero lì il sabato pomeriggio e la domenica mattina. Avevo già conosciuto alcuni ragazzi, che servivano come chierichetti, e due di loro, fratelli, mi invitarono a visitare la loro casa.

            Al termine dell’incontro, fatto di qualche complimento e di una conversazione non facile con i genitori, che non parlavano che la lingua locale, l’ewondó, mi fu regalata una gallina, cerimoniosamente messa, viva, nelle mie mani. La cosa mi mise in imbarazzo: loro erano poveri e io no, e non me la sentivo di prendere una cosa che a loro poteva servire molto di più che a me. Ma non ci fu nulla da fare: la gallina me l’avevano data e dovevo accettarla. E qui intervenne la mia vivacissima intelligenza, che mi suggerì un’uscita elegante. Dunque ora la gallina era mia: così mi confermarono. Dunque potevo farci quello che volevo: anche su questo erano d’accordo. E allora, questa mia gallina io ora la regalavo a loro. E me ne andai, contento di aver trovato una soluzione astuta al problema.

            A cena, fiero di quanto avevo fatto, raccontai la storia al Nunzio, il quale, invece, di Africa se ne intendeva parecchio. La mia fierezza svanì alla svelta, quando Monsignor Jadot mi disse, senza mezzi termini, che avevo fatto male e che li avevo offesi, non accettando il loro dono. La soluzione corretta avrebbe dovuto essere diversa: accettare la gallina e, a suo tempo, trovare il modo di manifestare a mia volta il mio apprezzamento, con un mio dono a loro. Ma senza fretta, e senza dare l’impressione che volevo pagare quello che era stato, e voleva essere, un gesto gratuito di ospitalità da parte loro.