La gioia di recitare

Ho già ricordato che, sotto la guida della Signora Castellani, avevo cominciato a recitare in piccole rappresentazioni, per lo più dedicate ad un pubblico benevolo di genitori, parenti e amici. Da allora, la passione per la recitazione mi ha accompagnato sempre.

            In parrocchia, con il gruppo degli Aspiranti, era tradizionale preparare qualche spettacolo, basato per lo più su scenette umoristiche, preparate dai ragazzi più grandi e dal viceparroco di turno: don Giuseppe, don Antonio, don Fiorenzo. Con il passare degli anni, gli eventi divennero più impegnativi: vere e proprie commedie musicali, con numeri di recitazione, canto e ballo, e con il supporto di qualche strumento musicale, a formare un minuscolo complesso: un pianoforte e una chitarra, qualche volta anche un piffero. Eravamo ragazzi e ragazze insieme, e questo era visto con un certo sospetto dalle altre parrocchie.

            Gli spettacoli erano previsti per i giorni di carnevale, e la preparazione dei testi e le prime prove cominciavano appena passato il Natale. Facevamo cinque repliche, e il teatro del Gonfalone era sempre pieno. Due pomeriggi erano separatamente riservati per i collegi, maschili e femminili. Nella prima occasione, a godere di grande ammirazione erano le nostre ragazze, mentre noi maschi ci rifacevamo con la serata delle educande. Il momento più esaltante era per noi l’essere riconosciuti nei giorni seguenti, quando, andando a scuola, incrociavamo la schiera delle collegiali.

            Da parte mia, ho sempre avuto il sogno di recitare parti serie, drammatiche o addirittura tragiche. Possibilmente dei classici! Facendo notevoli sacrifici, risparmiando sulla merenda del mattino, comperavo ogni settimana uno o due libretti della BUR, con opere teatrali, soprattutto di Shakespeare, che poi leggevo e immaginavo di interpretare, facendo le prove da solo, in camera.

            Il sogno di essere considerato un grande attore non è mai diventato realtà, e le mie doti recitative, delle quali non ho mai dubitato, hanno potuto cimentarsi sempre e solo in umilianti particine, adatte solo per far ridere il pubblico.

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