L’evento di Kacheliba, come ho già detto brevemente, si è svolto con molta solennità e una bella partecipazione popolare. Evidentemente, tutti erano molto contenti che il loro collegio fosse ora fornito di un generatore di corrente, adeguato alle necessità di una grossa schiera di studenti.
Alla fine delle celebrazioni, gli anziani della comunità mi fecero un dono, che mi emozionò per la sua bellezza e mi addolorò per la sua origine. Si trattava della pelle di un leopardo.
Anche quello splendido felino è protetto da leggi severe, ed è probabile che si fosse trattato di un esemplare che si era mostrato pericoloso per gli abitanti o che aveva ucciso alcuni loro animali. Solo in circostanze del genere sarebbe stato permesso ucciderlo. La pelle era ancora fresca e non aveva un odore gradevole. Mi fu messa sulle spalle, ma non mi fu consegnata allora, perché era loro intenzione di completarne la decorazione.
Quando, più tardi, ricevetti la pelle a Nairobi, vidi che erano stati aggiunti dei bordi di perline di vetro, molto tipici e tradizionali ma che certamente non aggiungevano nulla alla sua bellezza.
Cercai in tutti i modi se ci fosse qualche possibilità di ottenerne la conciatura, ma ebbi soltanto risposte negative. L’operazione avrebbe dovuto essere compiuta immediatamente dopo che la bestia fosse stata scuoiata, e ormai era troppo tardi.
Dovetti tristemente assistere al graduale degrado della pelle, che perdeva parti del pelo ed era visitata da vermi. L’unico uso fu quello di averne un paio di foto, quando Alex, mio traduttore di swahili e aiutante nelle attività con la creta, volle indossarla.