La vasca in giardino

Più volte, ricordando la Nunziatura al Cairo, Mons. Heim rimpiangeva il giardino di quella residenza, che aveva anche una vasca con pesci e piante acquatiche. E lo diceva spesso, esprimendo il desiderio che anche a Londra potessimo avere lo stesso ornamento per il nostro giardino.

Poco prima della sua partenza per le vacanze, nel 1975, gli feci la proposta: avrei scavato io la buca, durante il tempo in cui lui era fuori dalla missione, dato che, in sua assenza, ci sarebbe stato meno lavoro ed avrei potuto dedicarmi all’impresa. Lì per lì sembrò incredulo, ma dieci minuti dopo era già in giardino per comporre il progetto: con un lungo tubo di gomma per annaffiare disegnò la sagoma che voleva, e il lavoro mi fu affidato.

Scavai quello che era necessario e, al ritorno del Delegato, il buco c’era. Chiamò un muratore che completò l’opera, tagliando più regolarmente i bordi e quindi cementando il tutto. Le pareti erano ancora appena asciutte, e Mons. Heim si calò nella fossa per decorare il fondo con sabbia, ghiaia e pietre scelte. Poi collocò dei papiri e la vasca fu riempita d’acqua.

Gli amici del Delegato erano stati avvertiti, e fecero a gara a venire con qualche tipo di pesci, piccoli e grandi, per popolare quello che fu subito chiamato “the pond”, il laghetto. Furono portati anche dei girini, e mi permisi di osservare che, una volta cresciuti e diventati rane, avrebbero fatto un sacco di chiasso.

Questo non accadde: uno dopo l’altro, i pesci scomparvero. I più grandi mangiarono i piccoli e poi i grandi morirono, galleggiando con la pancia all’aria. I tentativi si moltiplicarono, ma il risultato fu sempre lo stesso. Si sarebbe detto che il nostro laghetto fosse colpito da una strana e misteriosa maledizione.

Finalmente, fu chiamata una biologa, che fece le indagini richieste e diede la sentenza: il cemento delle pareti e del fondo era ancora troppo fresco, ed avvelenava l’acqua, che diventava troppo acida e quindi invivibile per i pesci. Era necessario lasciar passare del tempo, in modo che l’acqua perdesse pian piano la sua acidità e quindi non fosse più pericolosa per la vita animale.

Ci volle del tempo, ma finalmente il laghetto diventò quello che doveva essere: una bella decorazione per il giardino, che Mons. Heim mostrava con orgoglio ai suoi ospiti, aggiungendo sempre la notizia che a scavarlo ero stato io.

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