L’Istituto Cante di Montevecchio

Non ricordo come cominciai a frequentare l’Istituto, ma so che lo feci quando ero seminarista, e quindi durante le vacanze estive. Le suore della Sacra Famiglia reggevano questo collegio per bambini e bambine di famiglie povere e in difficoltà, soprattutto con genitori che erano o erano stati malati di tubercolosi. Ricordo che, quando frequentavo le scuole elementari, i bambini del “Cante” erano in classe con noi e di qualcuno di loro mantengo ancora il ricordo.

            Andando a incontrare i bambini, facevo loro qualche po’ di catechismo e li facevo giocare. Credo che fosse per loro una distrazione, che quindi aspettavano e apprezzavano. Non tutte le suore erano nello stesso modo pazienti e materne. Ma una in particolare, che più tardi divenne superiora della comunità, aveva un dono speciale di attenzione personale per ogni bambino. In molti ricordano ancora Suor Ottorina, che, ormai ultranovantenne, abita nell’edificio delle Zavarise.

            Quando si stava avvicinando la mia ordinazione presbiterale, le suore chiesero ai bambini di pregare per me e di fare qualche fioretto. Un giorno, la suora che teneva in ordine la cappella, notò qualcosa di strano ai piedi della statua del Bambino Gesù nel gruppo della Sacra Famiglia, in alto dietro l’altare: erano alcune caramelle, messe ordinatamente lì da qualcuno che, evidentemente, aveva fatto il sacrificio di non mangiarle. Il bello è che per riuscire a mettere le caramelle proprio lì, il bambino doveva essersi arrampicato sull’altare e, solo stando in piedi lì sopra, aveva potuto collocare le caramelle. Tutto era stato fatto con estrema attenzione, e la suora non trovò nulla di sporco o in disordine.

            Per l’ordinazione, i bambini del “Cante” mi regalarono una piccola croce di legno, con il Crocifisso di metallo. Era accompagnato da una immaginetta con la loro “offerta spirituale”. Tra i 780 fioretti, puntualmente contati, c’erano anche le caramelle non mangiate e depositate davanti a Gesù bambino. Sono gli unici regali che, da allora, ho sempre tenuto con me.