29 marzo 2010
Due persone, nel vangelo di oggi, accompagnano Gesù e danno vita all’episodio che abbiamo ascoltato: Maria, la sorella di Marta e di Lazzaro, e Giuda Iscariota, il traditore. Il contrasto tra i due non potrebbe essere più profondo. Non confondiamo questo episodio con l’altro, che ci racconta San Luca, dove a ungere i piedi di Gesù è una donna, che piange i suoi peccati e trova il cammino della salvezza. Qui siamo a Betania, in una casa nella quale Gesù si reca volentieri, per restare con amici che gli vogliono bene.
Il gesto di Maria è dettato dall’amore e dalla venerazione, un gesto che non misura e non chiede giustificazioni. Quando si ama, i gesti di affetto sono spontanei e non hanno bisogno di essere spiegati. Anzi, diciamo pure che quando hanno bisogno di spiegazioni rischiano di essere inutili o addirittura falsi.
Quello che Maria fa ora ci riempie di sorpresa e di gioia. La reazione di Giuda invece dà solo tristezza. Il poveretto è capace di indovinare il prezzo di quell’olio: trecento denari; ma è incapace di capire il valore di un gesto di amore. L’evangelista Giovanni aggiunge l’informazione che Giuda rubava il denaro messo da parte per i poveri. Ma il fatto di rubare è in fondo meno grave della totale incapacità di Giuda di capire il significato di un gesto dettato dall’affetto, dall’ammirazione e, in definitiva, dall’amore. Questa sua frase ci aiuta a renderci conto del cammino, un cammino purtroppo all’indietro, fatto da Giuda dal momento in cui Gesù lo aveva chiamato. Gesù lo aveva scelto perché diventasse un apostolo, perché diventasse santo. Ma il povero Giuda, invece di crescere nella conoscenza del Signore, si era rinchiuso in una sua piccola meschinità, nell’incapacità di capire l’amore del suo Maestro. Tant’è vero che la prima allusione al tradimento di Giuda si trova nel vangelo alla fine del discorso con il quale Gesù annuncia il suo progetto di istituire il sacramento dell’Eucaristia, che è proprio il sacramento dell’amore di Dio per noi. Commentando la reazione di alcuni dei presenti, Gesù ricorda che era stato lui a scegliere i dodici apostoli, eppure, aggiunge, “uno di voi è un diavolo: e parlava di Giuda, che stava per tradirlo, ed era uno dei dodici”.
Quello che succede poco tempo dopo mostra anche più chiaramente fino a che punto Giuda è caduto in basso. Proprio lui che aveva saputo valutare il prezzo di tre etti di olio profumato, non ha saputo capire il valore della vita di Gesù. Fate il confronto: trecento denari per l’olio, trenta denari per vendere la vita del Signore. È una lezione che vale per ciascuno di noi: ogni volta che tradiamo il Signore e scegliamo il peccato, facciamo un pessimo affare. Potremmo dire, con tristezza: è uno scambio squallido, che non vale la pena di fare.
All’inizio della settimana santa, cerchiamo di metterci nella contemplazione dell’amore di Gesù per noi, per ripetere l’affetto dimostrato da Maria di Betania. Pensiamo a quale offerta possiamo portare al Signore, come segno spontaneo del nostro amore e della riconoscenza per il dono di sé che egli ci ha fatto e continua a farci. Viviamo questa settimana nel raccoglimento e nell’amore, manifestato con gesti semplici e sinceri, unendoci all’altra Maria, quella di Nazareth, la madre del Signore, che più di ogni altro ha saputo essere vicina a Gesù nei momenti drammatici della sua passione.