Mangiare la vipera

In Camerun, il serpente era un piatto del tutto speciale. Particolarmente desiderata era la vipera del Gabon, altrimenti detta vipera cornuta. Era protetta da tanti tabù, credo per il fatto di essere molto buona e di avere dimensioni relativamente ridotte: poco più lunga di un metro ma abbastanza grossa.

            Solo gli anziani erano autorizzati a mangiarne, e i figli dovevano ricevere il permesso dai loro padri, i quali normalmente lo concedevano sul letto di morte. Si credeva che chi avesse mangiato la vipera senza averne avuto il permesso avrebbe avuto la sua pelle squamata, proprio come quella del rettile. Le donne erano del tutto escluse dalla possibilità di assaggiarla, perché si diceva che, facendolo, sarebbero diventate sterili, e sarebbero quindi state considerate spose inutili.

            Ho avuto due occasioni di mangiare la vipera, la prima volta nella parrocchia di Mvog Mbi, dove un parrocchiano, che non aveva avuto il permesso di mangiarla, l’aveva offerta a P. Ignazio. La seconda volta mi invitò a mangiarla un altro missionario italiano, nella parrocchia periferica di Nkoudandeng. Devo riconoscere che si tratta davvero di un piatto prelibato, con un sapore delicato che ricorda il coniglio. L’unico problema può essere una piccola sensazione strana, almeno la prima volta, specialmente se la vipera è stata cucinata a pezzi un po’ lunghi, che possono ricordare la forma originale dell’animale.

            Alcuni episodi in riferimento alle credenze relative al serpente. Un sacerdote diocesano del Camerun, l’Abbé Jerôme, mi diceva che non aveva ricevuto da suo padre, ormai defunto, il permesso di mangiare la vipera. Non credeva alle superstizioni, ma, per rispetto alla sua cultura, si manteneva fedele al divieto. Clément, un giovane universitario, che era venuto in Nunziatura per sostituire l’autista per qualche settimana, mi assicurò che, se lui avesse mangiato la vipera, per la quale non aveva avuto ancora il permesso, tutti se ne sarebbero accorti perché la sua pelle avrebbe avuto squame come un serpente.

            Le suore italiane della missione di Nkilzok avevano ricevuto una vipera dal loro parroco, a cui l’aveva offerta un parrocchiano impossibilitato di mangiarne: “Preparatela, che verrò poi a pranzare con voi e la mangeremo insieme”. Le suore dirigevano una scuola di ragazze e, durante l’intervallo tra le lezioni, alcune di queste entrarono in cucina. La suora cuoca offrì loro di assaggiare la vipera, ma esse, inorridite, rifiutarono. Più tardi, sentirono le ragazze che commentavano: “Avete visto? È vero! Le suore mangiano la vipera, ma non hanno figli!”

Clement