Martedì della Settimana Santa

Santa Messa in Santa Casa – Radio Maria, 26 marzo 2013

Mentre ascoltiamo questa pagina del Vangelo, ci sembra quasi di essere anche noi dentro quel cenacolo, e di prendere parte al momento solenne e tanto drammatico che lì si sta vivendo. Gesù annuncia il tradimento contro di lui, e dice che proprio uno dei suoi discepoli, uno di quelli che sono ora seduti attorno al tavolo della cena pasquale, uno che addirittura allunga la mano nello stesso piatto insieme con lui, lo consegnerà ai suoi nemici.

C’è tanta tristezza in tutta la scena, e tanta delicatezza da parte di Gesù verso il discepolo che ha deciso di tradirlo. Nessuno dei presenti capisce quello che accade: solo Giovanni, il discepolo amato, se ne rende conto e solo lui riesce a vedere il buio che c’è nel cuore di Giuda. Quella breve frase: “Ed era notte”, detta per sottolineare l’uscita di Giuda dal cenacolo, è molto di più di una indicazione dell’ora del giorno: sapevamo già che il tramonto era passato. Quella notte indica l’infinita lontananza che Giuda ha posto tra sé e l’amore di Gesù per lui. È la notte dell’odio, la notte del peccato, perché ogni peccato è un tradimento contro Dio. Ed è una notte che sentiamo dentro, anche se nessuno al di fuori di noi se ne accorge. Per gli altri che erano presenti nel cenacolo, Giuda usciva perché doveva preparare il necessario per la festa, oppure per fare un’opera di carità. E invece, andava a consumare la sua scelta definitiva, che avrebbe condotto all’uccisione del suo Maestro. Quando io vivo nel peccato non ho un aspetto diverso: sembro essere esattamente la stessa persona, anche se dentro di me c’è la morte.

La scelta di Giuda ci mette paura. Ma non ci possiamo consolare con quello che hanno fatto poi gli altri apostoli. Pietro promette di dare la vita per il Signore, ma Gesù gli annuncia il rinnegamento: “Dirai per tre volte che non mi conosci, ancora prima che il gallo canti”. Queste parole avrebbero dovuto mettere Pietro in allarme, richiamare tutta la sua vigilanza. E invece, al momento necessario, la vigilanza è venuta meno. Gesù chiederà ai discepoli di vegliare con lui, chiederà loro di pregare. Ma essi dormiranno e lo lasceranno solo.

Questo episodio, nella sua semplicità, che però non nasconde nulla della sua drammaticità, diventa un’immensa lezione per noi. Immensa, perché vissuta al momento delle scelte finali, delle decisioni che determinano il destino di ognuna di queste persone.

Giuda sceglie la notte, e nel buio del Getsemani non riuscirà più a guardare Gesù negli occhi. Pietro cadrà banalmente, per paura e per superficialità, ma, quando il Signore lo cercherà con lo sguardo, saprà cogliere il significato di quello sguardo, che in silenzio gli farà sentire il suo rimprovero e nello stesso tempo il suo perdono.

In questi giorni della Settimana Santa, mentre viviamo i diversi momenti della passione del Signore, pensiamo alla notte di Giuda, pensiamo alla debolezza di Pietro e rinnoviamo il nostro senso di fiducia nel Signore, ricco in misericordia, che offre se stesso per salvare me dai miei peccati. Di fronte a me, che sono peccatore, c’è Gesù che mi offre la possibilità di cominciare ancora una volta una vita di amore per lui, e di chiamare ancora Dio con il nome di Padre.