Martedì della V settimana di Pasqua

Memoria della Madonna di Fatima
13 maggio 2009

Nel Vangelo che abbiamo ascoltato, Gesù adopera un’immagine che dovrebbe esserci familiare. Tutti abbiamo visto una vite, tutti sappiamo cos’è un grappolo d’uva e tutti ci rallegriamo di poter mangiare dell’uva bella matura, o di bere un bicchiere di buon vino. Sappiamo quindi quanto sia importante che la vite dia frutto, che lo dia buono e lo dia abbondante.

La vite è una pianta speciale. A differenza di altri alberi, se non dà il suo frutto non serve a niente. Un altro albero che non dà più frutto può essere usato, come legno per fare qualche mobile, forse, o forse per essere bruciato nel caminetto o nella stufa. La vite no: ha un legno che vale poco, non si può lavorare e, se lo bruciamo, in pochi minuti diventa cenere, dopo aver dato un fuoco abbastanza fiacco.

Il valore della vite è tutto nel suo frutto. E il frutto nasce se quella parte della pianta è stata ripulita in modo che la forza della linfa si concentra, per dare il risultato che conta. Questo spiega la potatura, che elimina i tralci inutili e riduce i tralci buoni, perché il frutto sia abbondante.

L’immagine ci è presentata, fin dall’inizio, per fare un paragone con Gesù stesso: “Io sono la vite, voi i tralci”. Il che vuol dire: con Gesù siamo uniti dalla stessa vita; la linfa vitale, e cioè la vita di grazia, passa da Gesù a noi e in questo modo possiamo dare quei frutti di bene che il Signore si aspetta. Pensate a questo: la vite, da sola, non produce grappoli. Per avere i grappoli, la vite ha bisogno dei tralci, e i tralci siamo noi. Il che vuol dire, secondo l’immagine usata da Gesù, che proprio lui ha incaricato noi di lavorare nel mondo: allora è vero che Dio ha bisogno degli uomini, o meglio che Dio ha voluto aver bisogno di noi, uomini e donne, che fossimo suoi strumenti per la salvezza del mondo. Ma se ci stacchiamo da Gesù, con il peccato, siamo morti e non serviamo a niente, come il tralcio secco, che si butta via.

Oggi, con questa celebrazione, sottolineiamo il tempo di Pasqua con il ricordo della Vergine Santa, apparsa ai tre pastorelli a Fatima, in Portogallo. Maria, sempre attenta ai bisogni dei suoi figli, rivolge all’umanità intera un grande appello alla pace, mentre si combatteva la prima terribile guerra mondiale. Anche oggi, siamo sicuri che la Madre di Gesù ci invita alla pace, alla solidarietà tra i popoli, alla condivisione tra ricchi e poveri, perché anche oggi, come sempre, la guerra e la violenza nascono dall’arroganza dei ricchi e dalla disperazione dei poveri.

Maria ci esorta ad essere parti vive della Chiesa, tralci vivi della vigna del Signore, in modo che, attraverso la sua protezione materna, possiamo essere tutti discepoli fedeli e attivi di suo Figlio, per trasmettere attorno a noi il dono di grazia che è il Vangelo.