Messa di requiem per P. John A. Kaiser, NHM

Cattedrale di Nairobi, 30 Agosto 2000

Letture:    
Isaia 6,8-10
1 Corinzi 9,16-23
Giovanni 15,9-17

La Parola di Dio, che è stata proclamata oggi, in questa celebrazione dell’Eucaristia, tocca profondamente i nostri cuori. Ancora una volta la Chiesa cattolica in Kenya è unita nella fede e nel dolore, per contemplare il mistero del piano di Dio nella nostra vita e nella nostra morte. Ancora una volta siamo in preghiera, e cerchiamo di capire la ragione per la quale, ancora una volta, un Missionario è stato ucciso, nella maniera più orrenda. Durante gli ultimi quattro anni, è successo al Fratello Francescano Larry Timmons, poi al Missionario della Consolata P. Luigi Andeni. Ora è la volta di P. John Anthony Kaiser, Missionario di Mill Hill, per molti lunghi anni al servizio di questa Chiesa e di questa gente.

Questi tre missionari hanno molte cose in comune: hanno dato la loro vita intera alla predicazione del Vangelo; erano venuti in questo paese per servire i loro fratelli e sorelle, si sono fatti keniani per guadagnare i keniani, si sono fatti deboli per guadagnare i deboli, si sono fatti tutti a tutti, per salvare ad ogni costo qualcuno (Cfr 1 Cor 9,20-22). Le loro vite sono state offerte in sacrificio, per mostrare fino all’estremo limite la verità di quanto Gesù stesso ha dichiarato ed ha vissuto: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Giov 15,13).

P. John Kaiser è stato un uomo del Vangelo, pienamente consapevole della sua missione di dare testimonianza alla verità, a vantaggio della gente che gli era stata affidata. In questo ha seguito l’esempio del Buon Pastore, che “offre la vita per le pecore” (Giov 10,11). Negli ultimi giorni egli ha probabilmente sentito di essere in pericolo, ha capito che la sua morte violenta si stava avvicinando, avrebbe potuto andarsene, ma ha scelto di restare al suo posto, per compiere la sua missione e completare il dono di sé stesso.

Appena due giorni prima della sua morte, ho incontrato P. Kaiser per una lunga conversazione. Alla fine, egli chiese la mia benedizione, che gli diedi con esitazione. In quel momento, pensai che sarebbe stato meglio se lui, un vecchio e degno missionario, avesse benedetto me. Quanto più ne sono convinto ora, quando guardiamo a lui come ad un martire della fede.

Siamo qui come credenti, come membri della Chiesa che, attraverso una violenza senza pietà, è stata ancora una volta privata di uno dei suoi ministri. Quindi siamo qui per condurre un funerale cristiano, non una manifestazione politica. Che nessuno abbia dubbi su questo: stiamo celebrando un’occasione religiosa, stiamo riflettendo su un assassinio religioso, non politico. P. Kaiser è stato ucciso perché era – e nell’eternità di Dio lo è ancora – un prete cattolico, che ha predicato il Vangelo. Quelli che l’hanno ucciso e quelli che hanno pianificato la sua uccisione volevano tacitare la voce del Vangelo.

Il problema sembra essere quello di capire la missione della Chiesa e della fede religiosa. Succede spesso che sentiamo uomini politici chiederci di pregare per loro, come se questo fosse l’unico scopo e la sola manifestazione possibile dell’impegno religioso. Questo è certamente parte della missione di ogni credente, e siamo d’accordo con l’idea che quelli che sono coinvolti nella politica, e ancora di più quelli che hanno responsabilità nella conduzione del paese, hanno un bisogno speciale della misericordia di Dio. È vero che essi hanno una responsabilità grande ed esigente, e un giorno Dio chiederà loro conto di quello che hanno fatto.

Ma siamo chiari: la prima missione della Chiesa è quella di annunciare la Parola di Dio, senza aggiustamenti compiacenti e senza mutilazioni intenzionali. Sappiamo molto bene che nei dieci comandamenti, nei quali la sapienza amorosa di Dio ci dà una regola per il nostro comportamento come persone umane, non c’è solo la richiesta di pregare e di celebrare il culto, ma ci sono anche altre esortazioni esigenti, che non possono essere lasciate da parte: “Non uccidere. Non commettere adulterio. Non rubare. Non pronunciare falsa testimonianza. Non desiderare la donna d’altri. Non desiderare la roba d’altri”. Il proclamare questo messaggio di Dio non è interferire con la politica: proclamare questo messaggio è un atto esclusivamente religioso, è e sarà sempre parte integrale della nostra missione. Se questa è la ragione per la quale P. Kaiser è stato ucciso, questo significa allora che siamo tutti candidati a finire nello stesso modo. Se questo assassinio è un messaggio dato alla Chiesa, diciamo chiaramente che la Chiesa, costi quello che costi, non resterà silenziosa di fronte alle violazioni della legge di Dio e dei più sacri diritti umani.

Vorrei citare qui un’espressione usata un giorno dal Presidente Moi: “Ci sono molti modi di fare una democrazia. Quello che è universale sono i diritti umani”. In verità, i diritti umani non sono il campo esclusivo dei politici: essi appartengono ad ognuno e ognuno ha il diritto e il dovere di difenderli, anche se questo avrà come conseguenza di essere assassinato da chi è contrario ad essi.

La morte di P. Kaiser, innocente testimone del Vangelo, rende la sua voce ancora più forte ed eloquente: quello che ha detto durante i suoi lunghi anni di apostolato è ora confermato dall’evidenza della sua morte ed acquista un peso immenso, insostenibile. Se qualcuno ha pensato che, attraverso la sua fisica eliminazione, le domande imbarazzanti sollevate dalla sua presenza potevano essere messe a tacere una volta per tutte, i suoi calcoli sono stati completamente sbagliati. Lo stesso è accaduto nel caso di Fratel Timmons e di P. Andeni, e ora si è ripetuto con P. Kaiser: la loro missione profetica è stata confermata e rafforzata dalla loro uccisione.

Desidero esprimere la mia personale partecipazione alla loro perdita alla diocesi di Ngong, alla Società Missionaria di Mill Hill, e, attraverso i molti fratelli Vescovi qui presenti, all’intera Chiesa Cattolica in Kenya. So che per tutti noi questo è un momento difficile, ma questo tipo di violenza brutale è solo la conferma che siamo sulla strada giusta, quella seguita da Gesù: la via della verità, la via del Calvario, la via della Croce. È doloroso, ma ci prepara per la luce e vita nuova della risurrezione.

Ci sono, ovviamente, domande che ancora ci poniamo. Chi ha premuto il grilletto? C’è qualcuno che ha pagato per il delitto? Qualcuno l’ha ispirato? Non lo so. La risposta verrà, o per lo meno questo è quello che noi tutti speriamo.

E finalmente, ho un’ultima parola per quelli che ora vivono con la loro coscienza pesante con la colpa di questo assassinio. Io non so chi sei, né so perché l’hai fatto. Ma io so che stai lottando con la tua coscienza, che non ti lascia in pace, e so che ascolterai le mie parole. A te io dico, come un fratello, un peccatore come te: non disperare, non chiudere il tuo cuore, la misericordia di Dio ti aspetta, il suo perdono infinito è per te. Perché, siine convinto, P. Kaiser, che tu hai ucciso, come Gesù, ha perdonato i suoi uccisori e, come Gesù, è là anche per intercedere per te, specialmente per te.

+ Giovanni Tonucci
  Nunzio Apostolico