Messa diretta RAI

15 maggio 2011

Cari fratelli e sorelle, cari amici,

Il Signore ci offre diverse immagini per farci sentire fino in fondo il suo interesse, la sua passione per ognuno di noi. Forse non ci piace essere paragonati alle pecore, ma questo è perché sappiamo poco del rapporto tra pecore e pastore.

Capiamo però cosa vuol dire ascoltare la voce di chi ci conosce e ci vuole bene, qualcuno che noi amiamo e di cui ci fidiamo. Le pecore hanno fiducia nel loro pastore e non ascoltano la voce di altri. Noi dobbiamo fare lo stesso con Gesù, che è colui che ci guida e ci accompagna nel cammino della vita.

Oggi la Chiesa ci ricorda il tema delle vocazioni e ci chiede di riflettere e di pregare per questo. Vocazione vuol dire chiamata: il Signore ci invita a vivere una vita di amicizia con lui – e questa è una vocazione rivolta a tutti, in qualsiasi età e situazione; il Signore ci chiama anche a svolgere una missione specifica a servizio dei fratelli e delle sorelle che sono nel mondo, perché la Parola e la carità di Cristo siano sperimentate e conosciute da tutti.

Oggi qualcuno sembra pensare che il Signore stia dimenticando di chiamare al servizio sacerdotale e religioso i suoi discepoli. Gesù, invece, chiama oggi, con la stessa insistenza con cui ha chiamato sempre e sempre continuerà a chiamare. Egli lascia la libertà di accettare o di rifiutare il suo invito, ma di fatto chiama. Quello che manca non è l’invito ma la risposta da parte nostra.

Rispondere all’invito di Gesù per una breve esperienza è bello e facile. Molti sono disposti a sacrificare un po’ delle loro vacanze e un po’ delle loro energie, per vivere un momento di impegno, anche particolarmente generoso. Ma quando il Signore ci chiama per decidere una scelta di vita, il “sempre”, che si dovrebbe abbracciare in quel momento, mette paura. E allora si rimanda la risposta, si aspetta che la voce ascoltata diventi meno chiara e poi, magari, non si senta più.

Quando Pietro ha parlato alla folla nel giorno di Pentecoste, i suoi ascoltatori “si sentirono trafiggere il cuore” e subito chiesero agli apostoli: “Che cosa dobbiamo fare?” Prima hanno ascoltato la verità e l’hanno accolta, qualcosa che si è presentato all’improvviso, come un vero e proprio innamoramento di Gesù e del suo vangelo. Subito dopo hanno capito che, se Cristo è risorto, doveva seguire una decisione, che coinvolgeva la loro vita intera.

In questa domenica, come in ogni domenica, celebriamo la risurrezione del Signore e facciamo memoria della sua passione. San Pietro, nella lettura che abbiamo ascoltato, riassumeva il messaggio dicendo che Gesù ha portato i nostri peccati sul suo corpo, sul legno della croce, perché, invece di vivere per il peccato, noi vivessimo per la giustizia. E aggiunge: “Dalle sue piaghe siete stati guariti. Eravate sbandati come pecore. Ma ora siete stati ricondotti al pastore e custode delle vostre anime”.

C’è un pensiero che dovrebbe riempirci di tristezza: dopo tanto tempo, ancora la maggioranza delle persone che vivono sulla terra non ha neppure sentito parlare dell’amore di Dio per noi. Di fronte a questo dovremmo rivolgere a Dio è la stessa domanda di allora: “Che cosa dobbiamo fare?”

La risposta del Signore è quella che ha rivolto ai suoi discepoli: “Vieni e seguimi”. La sfida è esigente e richiede coraggio. Il vangelo non è per i timidi e gli indecisi, ma per chi è capace di accettare un impegno forte e di mantenerlo per sempre. Ne abbiamo l’esempio più chiaro nella vita di Maria e poi dei Santi. Ne abbiamo l’esempio nella vita e nell’insegnamento del nuovo Beato, Giovanni Paolo II, con il suo invito a non avere paura di seguire Cristo e di essere santi.

Gesù ci ama per primo. Per amore dà a noi la sua vita. Questo fatto deve suscitare in noi il desiderio di una risposta generosa al suo amore. Gli uomini e le donne di ogni tempo e di ogni regione hanno bisogno di Dio. E Dio ha voluto aver bisogno di uomini e donne per portare a tutti la sua salvezza. Ricordiamoci bene: Dio ha voluto avere bisogno di noi, di me. E c’è tanta gioia nel dare la vita per qualcuno che ci ama e del quale noi siamo innamorati.