Solennità della Natività di Maria

8 settembre 2014

Cari fratelli e sorelle, cari amici,

         Ogni volta che ascoltiamo questa pagina del Vangelo, possiamo visivamente immaginare la mano di Dio che gira una pagina nel grande libro della storia e dà una svolta definitiva al cammino dell’umanità. C’è un cambio di prospettiva che, dopo una lunga serie di generazioni umane, ci fa capire che Dio prende l’iniziativa e stabilisce uno stile nuovo di generazione, non più legato alla carne e al sangue, non più determinato da razza, etnia e nazione, ma che si compie per grazia di Dio, è un suo dono gratuito, offerto a tutti, come frutto dell’incarnazione di suo Figlio nel seno di Maria.

         Dio ha voluto girare pagina, e per fare questo ha composto insieme la volontà divina del Verbo, seconda persona della Trinità Santissima, e la volontà umana di Maria, pronta a dare il suo assenso a un progetto d’amore nel quale, pur nella sua umiltà, doveva rivestire un ruolo fondamentale.

         Il doppio atto di volontà, che ha dato inizio alla redenzione dell’umanità, è stato confermato in ogni giorno dell’esistenza terrena di Gesù e di sua Madre Maria. Confermato fino al Calvario, quando il sacrificio supremo di Cristo è stato accompagnato dal martirio spirituale della Madre dolorosa, presente accanto a lui, a condividere la sofferenza e l’umiliazione.

         Quel sangue avrebbe dovuto essere l’ultimo sangue innocente versato. L’umanità aveva ricevuto segni e parole sufficienti per assicurare un cambio profondo di comportamento, che da Gerusalemme, dal Calvario, dal Cenacolo avrebbe dovuto pian piano allargarsi al mondo intero. La legge del taglione sostituita dal comandamento dell’amore; i codici legali, basati sull’equilibrio del potere e del dominio, sostituiti dalla proclamazione delle Beatitudini; la vendetta messa da parte, a vantaggio di un perdono assoluto e vincente, l’unico atteggiamento capace di bloccare la violenza, ogni forma di violenza.

         Avrebbe dovuto. Adopero un tristissimo “condizionale” che è necessario, per spiegare che il progetto di Dio ha continuato per secoli e ormai per millenni a incontrare ostacoli e incomprensioni, il rifiuto esplicito di molti e quello meno evidente di tanti altri, che lo hanno mascherato come scelta di razionalità.

         Avrebbe dovuto. Guardiamo indietro alla nostra storia umana e constatiamo i risultati del rifiuto di Dio e della sua parola. Contempliamo la nostra storia di oggi, e continuiamo a restare delusi dalla presenza di enormi egoismi, interessi immorali, passioni inconfessabili, il tutto presentato come frutto di modernità, di libertà di ricerca, di creatività assoluta.

         Al termine del ventesimo secolo, ricordando i mostruosi fenomeni di perversione sociale e politica che quei cento anni avevano prodotto, ci sembrava di essere usciti da un incubo spaventoso. Oggi, quello stesso incubo diventa un manifesto di modernità e quelli che continuiamo a considerare dei modelli di crudeltà e di pazzia dovranno essere ormai visti come anticipatori di un mondo nuovo, quello che si cerca di costruire sul dispregio dei dettami della coscienza, che ogni persona umana riconosce iscritti nel proprio cuore.

         Per fare questo, si cerca di proclamare diritti mai esistiti, al solo fine di negare diritti che sono invece veri e ineludibili. Faccio un esempio, per tutti, che si rivolge alle creature più indifese, che non hanno la possibilità di far sentire la loro voce: si proclama il diritto alla paternità e alla maternità, ottenute in ogni modo fisicamente possibile, ad ogni prezzo possibile, in ogni condizione possibile. Un diritto che nessuna legislazione ha mai proclamato, per negare il diritto – questo sì esistente e proclamato – di ogni bambino che nasce di avere un padre e una madre. Ma, si sa, i diritti dei bambini non contano, perché i bambini non parlano, non votano e soprattutto non comprano.

         La guerra, come maniera per risolvere i conflitti tra popoli e nazioni, è rifiutata in ogni diritto e quasi ogni nazione ha ormai abolito dalle proprie costituzioni la possibilità di ricorrere alla guerra. Eppure mai come oggi viviamo situazioni bellicose in molte – troppe – parti del mondo. E proprio oggi assistiamo, pressoché impotenti, ad una persecuzione globale contro i nostri fratelli nella fede. E assistiamo a questo fenomeno: nelle nostre nazioni civilizzate si cerca di ridurre gli spazi del fenomeno religioso, che si vuole rinchiudere all’esclusivo ambito individuale; in altri paesi si condannano alla discriminazione e alla morte tutti coloro che vogliono vivere la loro fede in maniera diversa da quella imposta dai tiranni del momento.

         Persecuzioni di tipo diverso, certo, ma pur sempre persecuzioni che cercano lo stesso obiettivo: la distruzione del progetto di amore di Dio per l’umanità.

         Dio ha veramente voluto girare pagina, ma gran parte dell’umanità ha voluto impedire questo piano di salvezza. La violenza, la vendetta, la rivalsa, il ricatto, la crudeltà, la negazione della verità, il sovvertimento delle leggi di natura restano il modo di vita che molti hanno scelto.

         Di fronte alla sensazione di impotenza, che questa situazione potrebbe creare in ciascuno di noi, dobbiamo convincerci che la nostra missione deve essere ancora compiuta ed è una missione che noi possiamo e dobbiamo portare a termine, ciascuno nella nostra vita, e tutti insieme nella comunità che è la Chiesa. 

         Dio conta su di noi, vuole avere fiducia in ciascuno di noi, come ha avuto fiducia in Maria, giovane fanciulla di un villaggio sconosciuto, nel cuore di una nazione di nessuna importanza, figlia di un popolo minuscolo, senza alcuna potenza e spesso disprezzato.

         Eppure, chi potrebbe valutare l’immensa importanza del sì di Maria alla chiamata di Dio? Chi potrebbe rendersi pienamente conto dell’influenza che lei ha avuto e ha tuttora su moltitudini di persone in ogni parte del mondo, persone che sono accompagnate a Dio grazie alla materna presenza di Maria.

         Ebbene, in una dimensione certamente minore, ognuno di noi ha la sua missione da compiere, secondo le vicende della vita, secondo le scelte vocazionali compiute, secondo le responsabilità che ci sono state affidate. E come Dio ha fiducia in Maria, così egli vuole fidarsi di ciascuno di noi, di me, e della mia capacità di essere strumento utile e, di fatto, indispensabile nelle sue mani.

         Quella grande mano di Dio, che vuol dare una svolta definitiva alla storia dell’umanità, ha bisogno delle nostre mani, della nostra collaborazione. E in questo giorno, dedicato alla nascita di Maria, rinnoviamo il nostro impegno di fede, per riprendere con maggiore convinzione ed entusiasmo il nostro cammino verso la costruzione del Regno di Dio.