Nyumbani

Una delle prime opere di carità che ho potuto conoscere in Kenya è Nyumbani – termine che nella lingua swahili significa “a casa”. Fondata da un medico gesuita italo-americano, P. Angelo D’Agostino, aveva come fine l’accoglienza di bambini orfani sieropositivi. Creature quindi del tutto innocenti, ma segnate alla nascita dal contagio dell’HIV-AIDS, trasmesso loro dai genitori, poi defunti.

Non ricordo quando fu la prima volta che mi sono recato a visitare l’istituzione, ma ricordo bene che si è trattato di qualcosa che potrebbe essere definito un colpo di fulmine, un innamoramento immediato, che ha portato, come conseguenza, una certa frequenza di visite e la personale amicizia con molti dei suoi ospiti. Diciamo che quando riuscivo ad andare, lo facevo per respirare un po’ di aria buona, per rilassarmi e rallegrarmi con il contatto con i piccoli amici. Fin dal primo anno, nel 1996, feci in modo di celebrare sempre una delle Sante Messe di Natale a Nyumbani.

Nei primi anni, ogni lieve malattia aveva ragione della vita di qualcuno dei bambini, per cui ogni tanto a Nyumbani si svolgeva un piccolo funerale, e i defunti erano sepolti in un piccolo cimitero interno. Secondo P. Dag – come era chiamato familiarmente il fondatore – in media moriva un bambino al mese.

Più tardi, con la scoperta dei farmaci retrovirali, la situazione cambiò radicalmente. All’inizio le medicine erano molto costose, e solo alcuni potevano riceverle. In ogni modo, la conseguenza fu che i ragazzi non morivano più e potevano vivere una vita quasi normale. Il che creava la necessità di fornire loro una educazione formale e non soltanto delle lezioni pensate più per impiegare il loro tempo che per completare un curriculum. I ragazzini diventavano adolescenti e gli adolescenti giovani adulti, che avrebbero dovuto affrontare la vita, in tutti i suoi aspetti, le sue necessità e le sue difficoltà.

Una difficoltà che si è presentata è stata quella delle scuole: sapendo che si trattava di persone sieropositive, le scuole vicine rifiutarono di accoglierle, allegando scuse diverse. Di fronte a questa palese ingiustizia, il P. Dag mi chiese di ottenere per lui un incontro con il Ministro dell’Educazione, George ole Saitoti, che avremo occasione di incontrare ancora. Chiesi l’appuntamento per me ma andai con il Padre. Il Ministro riconobbe subito che la protesta era fondata e promise di occuparsene. Quando Dag gli disse che avevano pensato di fare una manifestazione pubblica, Saitoti lo esortò a farla lo stesso, per interessare l’opinione pubblica e per dare più forza al Ministro nel portare a termine l’operazione.

Qualche tempo dopo la mia partenza dal Kenya, il Governo nazionale garantì ad ogni ospite di Nyumbani, e credo anche ad ogni persona sieropositiva nel paese, le medicine retrovirali. Questo rappresentò un grande progresso nella lotta contro la malattia, anche se una possibile vittoria era ed è ancora lontana.