Partenza dal Kenya

Con la comunicazione ricevuta, e con la mia risposta di accettazione, si apriva per me la fase di partenza dal Kenya, per affrontare la nuova sfida, che mi avrebbe portato a Stoccolma e ai cinque paesi nordici: Svezia, Norvegia, Danimarca, Finlandia e Islanda.
Il processo fu lento, perché, essendo io stato informato della nuova destinazione il 3 luglio 2004, avrei dovuto aspettare la concessione dell’“agrément” da parte di ciascuno dei paesi a cui dovevo essere accreditato. E poiché si era all’inizio dell’estate, si sarebbe dovuto attendere che quei Ministeri degli Esteri riprendessero a trattare le questioni di loro competenza. Fin da allora, mi resi conto che, in quelle regioni, le vacanze sono prese molto sul serio, e che quindi avrei dovuto aspettare qualche mese prima di poter prevedere il mio spostamento.
La mia nomina ai paesi nordici fu infatti resa pubblica solo il 16 ottobre.
Per il mese di agosto di quell’anno, con il Vescovo di Garissa avevamo organizzato una visita a quella diocesi, la cui popolazione, dopo la creazione della nuova circoscrizione di Malindi, era stata ridotta di molto. Monsignor Paul Darmanin, cappuccino originario di Malta, aveva fortemente voluto la divisione e ora stava analizzando la nuova situazione, di un “piccolo gregge” in un ancora grande territorio, ma in mezzo a una popolazione quasi totalmente musulmana. Parlava ora della sua Chiesa come di una comunità con una vocazione soprattutto contemplativa e la missione di dare testimonianza al Vangelo.
Parlando del progetto di visita con il mio segretario, Michael, gli espressi l’intenzione di disdirla, dato che ormai dovevo lasciare il Kenya. Ma lui mi incoraggiò ad andare comunque: “Se non vai tu adesso, e c’è voluto tanto tempo per preparare il viaggio, quando mai quella gente potrà avere l’occasione di incontrare il Nunzio?” Ascoltai il suo suggerimento e ne ringrazia il Signore, perché la visita, dall’8 al 17 agosto, fu molto bella e interessante, e di grande incoraggiamento per le piccole comunità cristiane.
Tra l’altro, pensai che, in fondo, mi stavo allenando per quello che mi aspettava al Nord: un vasto territorio, con piccole comunità cattoliche, che avrebbero certamente gradito la visita del Rappresentante del Papa.
Dopo la pubblicazione del mio trasferimento, quello che seguì fu il normale svolgersi degli adempimenti per queste circostanze: saluti, incontri, ringraziamenti, ricevimenti, preparazione e spedizione dei bagagli.
E infine, il 27 dicembre ha segnato la fine di un periodo della mia vita, con la permanenza più lunga fuori dall’Italia: otto anni e sei mesi.

Una curiosità: ho lasciato due volte il continente africano, partendo dal Camerun nel 1973 e quindi dal Kenya nel 2004. Senza averci pensato, e per nessuna ragione specifica, ambedue le volte mi è capitato di partire il 27 dicembre. È il giorno in cui la liturgia ricorda il mio patrono, San Giovanni Evangelista. Un richiamo per me alle parole del motto, che ho preso da lui: Prior dilexit nos – Ci ha amati per primo – Alitupenda sisi kwanza.