Preghiera per l’Italia

150 anni dell’unità d’Italia

Loreto, 17 marzo 2011

Cari fratelli e sorelle, cari amici,

            Due letture della Sacra Scrittura dedicate alla preghiera. La regina Ester implora da Dio la protezione per il suo popolo, minacciato dalla persecuzione dei nemici; Gesù ci fa capire, con degli esempi semplici e chiari, quanto Dio voglia il nostro bene e sia disposto ad esaudire le nostre invocazioni.

            La preghiera di Ester ci chiama in causa, perché questa donna, esule in un paese straniero e senza genitori, è stata portata dalla Provvidenza di Dio ad essere scelta dal Re Assuero come sua regina. Ora il momento è drammatico, perché gli Ebrei di quella nazione sono minacciati di sterminio. Ebbene, nella sua preghiera, Ester non chiede a Dio di prendere il suo posto ma di aiutarla e guidarla in quello che lei intende fare: “Infondi a me coraggio … metti sulla mia bocca una parola ben misurata”.

            Questo deve essere oggi il nostro atteggiamento di preghiera: non perché sia Dio a rimediare ai problemi che incontra il nostro paese, ma affinché noi, dietro la sua ispirazione, siamo fatti capaci di affrontare i problemi e cercarne una soluzione. La cosa pubblica è una nostra responsabilità e coloro che sono democraticamente eletti a guidare l’amministrazione nazionale non hanno una delega in bianco, per fare poi tutto quello che vogliono, ma hanno ricevuto da noi un mandato preciso, per procurare il bene della società e non il loro tornaconto.

            In questi mesi, molti hanno voluto esaminare il processo che ha portato all’unità politica dell’Italia, per conoscerne meglio gli sviluppi e misurarne gli aspetti positivi e negativi. Lasciamo il compito agli storici e a chi si diletta di questo tipo di studi. Non c’è dubbio che, dopo del molto che è stato detto, molto ancora può e deve essere capito e fatto capire. Si sa, del resto, che la storia, almeno all’inizio, l’hanno sempre scritta i grandi e i vincitori, e ci vorranno secoli – se mai accadrà – prima che la voce dei piccoli e dei perdenti possa essere ascoltata.

            Il dato di fatto che a noi interessa ora è questo: l’Italia politicamente unita è una realtà acquisita, e basata su una unità di fede, storia, cultura, arte e tradizioni, che risale a molto tempo prima. Siamo stati Italia e italiani molto prima che gli eventi del risorgimento portassero il Regno del Piemonte a diventare Regno d’Italia. Il che non limita, ma espande e dà importanza anche maggiore alla condizione storica nella quale viviamo. In un mondo che cammina sempre più rapidamente verso la conquista di una coscienza unitaria, le tentazioni di provincialismo, specialmente quando sono inquinate da tendenze razziste e selettive, sono pericolose e perverse.

            Ma l’Italia nella quale viviamo è tutt’altro che un paradiso terrestre, in cui tutto sia perfetto e godibile. La costruzione di una società giusta e solidale non è un compito da poco, e deve essere rinnovata in continuazione. L’egoismo di pochi o di tanti è sempre in agguato, e c’è sempre qualcuno che vorrebbe pensare al proprio tornaconto, piuttosto che al bene della comunità.

            Ed ecco allora la parola di Gesù che ci esorta ad essere insistenti e concreti nella nostra preghiera, sapendo che quello che noi chiediamo al Padre è anche quello per cui noi siamo pronti a lavorare, e che noi stessi siamo disposti ad offrire agli altri: “Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro”.

            La preghiera cristiana non è un modo di fuggire dalla realtà, ma il modo più concreto di entrare nel tessuto degli avvenimenti, per far crescere in essi il progetto di amore di Dio. Non chiedo a Dio qualcosa perché sia lui a fare, mentre io sto a guardare, ma mi impegno io stesso in prima persona, in modo che Dio possa assistermi in questo sforzo e guidare i miei passi nella direzione giusta: esattamente come fece la regina Ester, come Gesù chiede a noi di fare, come Maria ha sempre fatto, ponendosi lei stessa in movimento per cercare il bene di coloro che le sono stati affidati.

            La nostra preghiera è che la nazione di cui siamo figli, e che racchiude tanti tesori di impareggiabile grandezza e bellezza, possa essere un punto di riferimento nella costruzione di una società diversa, che privilegi il bene di tutti, specialmente dei più deboli, e proponga i valori di umanità che hanno fatto grande nei secoli la nostra storia.

            La nostra preghiera è che tutti coloro che portano il nome di italiani ricordino che siamo il risultato di ondate successive di popoli che, nel corso dei secoli, si sono riversate in queste regioni, provenienti da ogni parte, ed hanno infine dato vita a questa originale mescolanza di razze e culture che siamo noi. Il processo non è finito, ma continua ancora e continuerà sempre, per suscitare sempre nuove mescolanze, riconoscibili non nell’identità di razza, che non è mai esistita, ma nella condivisione di valori alti, come il rispetto della vita, della dignità di ognuno, del riconoscimento dell’importanza del lavoro, svolto con competenza, onestà e creatività.

            La nostra preghiera è che coloro a cui, per un tempo, sono state affidate delle responsabilità pubbliche, interpretino il loro ruolo come un servizio a cui sono stati chiamati, con una delega limitata, e non come un patrimonio di cui si sono fatti padroni assoluti.

La nostra preghiera è che coloro che dovrebbero rappresentarci in Parlamento la smettano di offrire al mondo intero lo spettacolo vergognoso delle loro sceneggiate da avanspettacolo, per tornare alla dignità e alla serietà che ci si aspetta da chi ha la missione di maneggiare i destini di un paese intero.  

La nostra preghiera è che i cittadini, quando sono chiamati ad esprimere la loro volontà attraverso il voto, lo possano fare liberamente, senza essere obbligati a sottoscrivere liste di nomi preparate dal altri. I parlamentari sono chiamati, e quindi devono essere rappresentanti del popolo, e non di un partito. L’esperimento delle liste precotte ha avuto successo nei regimi autoritari, di destra e di sinistra, che hanno sempre adottato la stessa logica per imporre le proprie decisioni politiche. Abbiamo diritto di sperare che questo tipo di situazioni appartengano al passato e non vengano imposte mai più, per togliere a liberi elettori il diritto di una libera scelta.

La nostra preghiera è che i legislatori offrano al paese leggi chiare e giuste per la difesa della vita e della dignità della persona umana, basandosi sui principi della Carta Costituzionale e sulla Carta dei diritti dell’uomo, piuttosto che sulle mode di importazione e sui modelli imposti da strumentali battaglie pubblicitarie. E diciamo pure: basandosi sui principi del Vangelo, che è e rimane la Carta più esigente e più completa per promuovere la crescita dell’umanità, aperta a tutti gli uomini e le donne del pianeta, senza distinzioni, selezioni e discriminazioni.

La nostra preghiera oggi ripete e continua la grande preghiera per l’Italia, iniziata proprio qui a Loreto e a Loreto ripetuta ogni giorno, nel cuore del Santuario, all’interno della Santa Casa, dove “il Verbo si è fatto carne” e la storia dell’umanità ha conosciuto un nuovo inizio.

Questo nuovo inizio, permesso dall’adesione della Vergine Maria al progetto di Dio, ci ispira a cercare anche noi un rinnovato impegno per la nostra patria, che nasca dalla buona volontà di tutti e di ciascuno. In questo sforzo, Dio è al nostro fianco e ci accompagna con la sua provvidenza paterna, che vuole dare cose buone ai suoi figli.