Prima Comunione

Nella vita dei santi, si racconta che il giorno della prima comunione era stato il più bello della loro vita, vissuto in un’atmosfera di gioia intensa e di pace. La mia festa è stata invece guastata da un particolare spiacevole, del quale però fui il solo ad essere consapevole.

Prima Comunione 29 maggio 1949

Tutto era bello: ero vestito di bianco, con lo stesso vestito già usato negli anni precedenti da Paolo e Francesco.
La celebrazione in cattedrale, la mia parrocchia, si era svolta normalmente, presieduta da un vescovo ospite, di cui ricordo solo il nome: Monsignor Ferri.  Terminata la Messa, ci fu amministrato anche il sacramento della Cresima, che fu soltanto un’appendice al rito, reso però interessante per il fatto di dover portare per un po’ sulla fronte la fascia bianca, con ricami dorati.

Il mio momento di gloria è venuto quando ho ricevuto la comunione per la prima volta. Appena deglutita l’ostia, mi sono voltato verso babbo e mamma e ho detto, felice: “Ce l’ho fatta!” La frase li ha commossi e, appena possibile, l’hanno riferita al parroco. Questi, nella predica della funzione mariana della sera – eravamo nel mese di maggio – ne parlò a tutti: “I sentimenti dei nostri bambini sono stati espressi dal primo di loro – vedete? Il più piccolo, lì al primo posto – Appena ricevuto Gesù, pieno di gioia, ha detto ai suoi genitori: ‘Ce l’ho fatta!’” Il quel momento, sono diventato rosso come un pomodoro, il che sarà stato interpretato come segno indubbio di grande umiltà.

Quello che mi faceva arrossire era invece la vergogna, perché io sapevo bene quello che era successo. La mia preoccupazione, alimentata da avvertimenti ricevuti e da prove fatte, era quella che l’ostia non si attaccasse al palato, perché allora – questo era il punto drammatico – non si sarebbe assolutamente potuto staccarla, toccandola con le mani. Il mio “Ce l’ho fatta”, si riferiva a questo: avevo deglutito l’ostia senza nessuna difficoltà.

A suo tempo, nelle classi di catechismo in preparazione alla prima comunione, ho sempre chiesto che non si facessero prove di deglutizione con ostie non consacrate. Non volevo che altri facessero la figura meschina che, con me stesso, avevo fatto io.