San Paolo della Croce

Loreto, 19 ottobre 2009

La missione dei Santi è quella di indicarci in che modo concreto noi possiamo vivere quelle verità che Cristo ha annunziato e che le Sacre Scritture ci hanno trasmesso. La Buona Notizia portata da Gesù è qualcosa che ha dimensioni infinite, e potrebbe quindi metterci paura, sembrare troppo alto per noi, al di là delle nostre possibilità. Vedere i santi, che sono uomini e donne come noi, con i nostri stressi limiti e le nostre capacità, ci fa capire invece che quello che hanno fatto loro lo possiamo fare anche noi.

Ognuno di questi santi mette in risalto uno dei tanti aspetti del Vangelo, e questo ci aiuta a sentire il messaggio cristiano più vicino a noi, più facile da capire e da vivere.

San Paolo della Croce, di cui oggi celebriamo la festa, già dal nome che ha scelto ci indica qual è il suo punto di riferimento: la croce di Gesù; e lo stesso fa con il nome che ha dato alle due famiglie religiose, maschile e femminile, che ha fondato: i Passionisti e le Passioniste. La Passione di Gesù è stata al centro della sua vita, della sua predicazione e della sua attività missionaria, dedicata soprattutto alle missioni popolari, per richiamare i cristiani ad una maggiore fedeltà al Vangelo.

Già l’apostolo San Paolo l’aveva scritto con forza, nella lettera che abbiamo ascoltato: “Noi predichiamo Cristo crocifisso”. La nostra fede ha al suo centro la croce di Cristo, una verità che talvolta vorremmo dimenticare, perché ci sembra dura da accettare e da fare nostra.

Accanto a questo richiamo all’importanza della Croce, la pagina del Vangelo aggiunge una necessità fondamentale: la Parola di Dio deve essere annunciata, la verità deve essere fatta conoscere, ma gli operai necessari per questa missione sono pochi, sempre pochi. E forse, oggi più di prima, almeno qui da noi, possiamo dire: troppo pochi. Di fronte a questo problema noi vorremmo organizzarci, fare una ricerca per capire le cause, magari cominciare a una campagna pubblicitaria … Gesù invece ci dice: “Pregate Dio perché mandi operai”.

L’invito a pregare ci può sembrare una scappatoia, comoda soprattutto per noi, per me: ho pregato, e allora non ho bisogno di fare altro. Ma in questo caso, la mia preghiera sarebbe bugiarda. La preghiera, se è sincera, è un impegno. Quando chiedo a Dio una qualsiasi cosa, questo vuol dire che io metto a sua disposizione tutto quello che posso fare per risolvere quel problema. Che senso avrebbe, per esempio, se io pregassi per la pace e poi facessi di tutto per provocare divisione tra le persone che mi sono vicine? Se chiedo pace, devo essere io per primo agente di pace e di riconciliazione.

Se prego per le vocazioni, devo io per primo mettermi a disposizione del Signore per lavorare nel campo del Vangelo. Dire al Signore: “Manda operai alla tua messe” in realtà vuol dire: “Manda me”. L’esempio di San Paolo della Croce oggi ci dice: è possibile ed è necessario. Che Dio ci dia la forza di saper dire di sì al suo invito.