Senso di orientamento

Camminando o guidando l’automobile, ho sempre avuto una certa difficoltà nel trovare la direzione giusta per raggiungere la destinazione desiderata. Nelle varie capitali in cui ho vissuto, mi munivo di una mappa dettagliata e mi avviavo liberamente per le strade. Quando ero abbastanza lontano dalla Nunziatura e del tutto smarrito, cercavo di capire dove fossi e in che modo potessi tornare a casa. Con tempo e pazienza, il sistema funzionava.

            A Washington, il Nunzio mi gratificò della qualifica di chi non ha il senso dell’orientamento. Anche se la cosa era sostanzialmente vera, l’origine della sua convinzione non lo era. Ecco i fatti.

            Monsignor Laghi aveva ricevuto tre biglietti per il Circo di Mosca e in due accettammo di accompagnarlo, il 18 ottobre 1988. Fui messo alla guida, ma, non conoscendo quella parte della città, fui guidato passo passo dalle sue istruzioni.

Alla fine dello spettacolo era già notte e, nel buio, non ricordavo nulla dell’itinerario per il quale eravamo venuti. “Non ti preoccupare: ti guido io”. Così partimmo, con istruzioni puntuali da parte del Nunzio: “Vai diritto; gira a destra; vai avanti; ora a sinistra”. Fino a quando, dopo un po’ di riflessione, decise: “Ci siamo perduti”. Il plurale mi sembrò significativo. Comunque, con qualche giravolta in più, tornammo a casa.

La mattina dopo, a colazione, tutti sapevano già che Giovanni non era capace di orientarsi in città.

Quella volta, ovviamente, la responsabilità non era mia. Ma in verità ebbi molta difficoltà a orientarmi a Washington, specialmente in alcuni snodi stradali, rimasti a lungo misteriosi. Un numero imprecisato di volte senza averlo cercato, mi ritrovai davanti al monumento ai marines di Iwo Jima, vicino al Cimitero di Arlington. Quando, tornando a casa, avevo l’aria un po’ seccata, i colleghi della Nunziatura, scherzando, mi chiedevano se ero capitato ancora una volta a Iwo Jima. Il brutto è che, il più delle volte, questo era vero.