Loreto, 8 dicembre 2009
Tra le feste con cui la Chiesa celebra la Madre del Signore, questa è una delle più solenni e delle più care al popolo cristiano.
È anche quella che ci offre spunti di riflessione, che, qui a Loreto, diventano ancora più significativi, per la vicinanza del luogo in cui il miracolo dell’Immacolata Concezione è avvenuto. Tra le pareti della Santa Casa, infatti, Maria fu concepita, è nata e cresciuta come fanciulla pura e virtuosa. È qui che Dio ha liberato colei che doveva diventare la Madre di Suo Figlio da ogni contatto con il peccato, dal momento stesso del suo concepimento. Anche dal contatto con il peccato originale, che, dopo la disobbedienza dei primi uomini, è diventato parte di ogni creatura umana che nasce nel mondo.
Per questo, vorrei che oggi fermassimo la nostra attenzione a questa realtà, che è purtroppo parte della nostra vita e contro la quale dovremmo lottare continuamente, e cioè il peccato. Noi conosciamo un rischio, che è forte e può diventare fatale: di pensare che il peccato è qualcosa di inevitabile e che quindi non se ne può fare a meno.
Noi decidiamo che ci sono tante cose che non possono essere niente di male, perché le fanno tanti e quindi sono naturali e spontanee, fanno parte del nostro essere, e allora non vale la pena lottare contro di esse. La norma della nostra vita diventa allora la frase: “Lo fanno tutti, e allora che male c’è?”
Abbiamo ascoltato le letture della Sacra Scrittura: da lì possiamo imparare qualcosa. Fermiamoci alla prima: il primo uomo e la prima donna hanno peccato, perché hanno creduto che Dio li aveva ingannati, e lo aveva fatto per gelosia e paura verso di loro. Una volta commessa l’azione, di per sé banale ma di enorme significato per le ragioni per cui è stata fatta, si rendono conto di avere perduto tutto quello che avevano: non più l’armonia all’interno delle loro persone, non più l’amicizia profonda tra di loro, non più la presenza serena nella natura che era loro amica, non più il legame di grande affetto con il loro Creatore. Quando Dio, come abbiamo ascoltato, pronuncia la condanna per la loro azione, non fa altro che verificare quello che loro, con la loro decisione, hanno già fatto. Ma Dio aggiunge una promessa, che appare lontana ma che è la causa di una speranza che rimane sempre viva nella storia dell’umanità: un giorno ci sarà la salvezza, un giorno la disobbedienza sarà sostituita dall’ obbedienza, un giorno l’umanità sarà di nuovo accolta nell’amicizia di Dio e le sue colpe saranno perdonate.
Quando Maria ha detto “sì” alla domanda di Dio, al momento dell’annunciazione, ha aperto di nuovo a Dio la possibilità di salvarci e ci ha offerto insieme l’esempio di una perfetta accettazione del progetto del Signore, in contrasto con il rifiuto operato all’inizio da Adamo ed Eva.
Ecco quindi il cammino che la festa di oggi ci invita a compiere. Prima di tutto, capire bene il significato del peccato: quando io pecco, giudico Dio un bugiardo e penso che io posso capire meglio di lui quello che è giusto, che è buono ed è utile per la mia felicità. Ogni volta che nei comandamenti il Signore ci dice: “Non fare questo”, ci viene incontro con la sua paterna bontà e con la sua conoscenza della vita e della natura umana, che lui stesso ha creato. Quello che Dio ci invita a fare è per la nostra maggiore felicità; quello che Dio ci invita a non fare è per evitare tanto male per me e per quelli che mi sono vicini.
Quando commetto un peccato, e so di averlo commesso, io non ho semplicemente violato una legge, ma, molto di più, ho dato un giudizio negativo su mio Padre, l’ho condannato e quindi ho rotto la mia relazione con lui. Non si sente dolore per una legge violata, ma ci si pente e si sente dolore quando abbiamo offeso qualcuno che ci ama e che ha dato tutto per noi e per il nostro bene.
Dalla festa di oggi ci arriva prima di tutto un invito alla accettazione della volontà di Dio ed alla espressione di pentimento per quello che abbiamo fatto di male. Devo capire che con il peccato io distruggo la mia relazione di amore con Dio, e allora devo recuperare questa dimensione attraverso il dolore del mio peccato e, come grazia speciale di questo giorno, attraverso l’incontro con Dio Padre misericordioso nel sacramento della riconciliazione.
E poi siamo invitati a contemplare l’esempio di Maria che, nella sua purezza totale e con la sua accettazione del piano di Dio, ha aperto il cammino per la redenzione del mondo intero. Se oggi siamo qui, è perché l’amore a Maria è in noi forte e sincero, perché ammiriamo la sua bellezza e la sua santità, perché siamo attirati da quello che lei ha fatto e continua a fare come Madre di tutti noi.
Ma il nostro pellegrinaggio verso Maria sarà vero se ci lasceremo conquistare dal suo esempio e cercheremo di vivere nella nostra vita gli stessi ideali di fedeltà a Dio e alla sua Parola che hanno animato sempre il comportamento di Maria.
Ascoltiamo ancora le parole della Vergine Santa: “Avvenga per me secondo la tua parola”. Facciamo di queste parole il proposito di vita per oggi e per queste settimane benedette nelle quali, guidati per mano da Lei, Madre nostra, ci avviciniamo a rivivere, nel Natale, il miracolo dell’Incarnazione del Figlio di Dio.