Storie di aiuto

Ho già detto qualcosa del traffico pericoloso, nelle strade del Kenya. Per chi si deve muovere molto e spesso, è importante avere auto sempre in ordine e in piena efficienza, per non rischiare di restare bloccato in zone nelle quali sarebbe stato difficile trovare una qualsiasi forma di soccorso.

Quando la macchina ufficiale della Nunziatura, una Mercedes, raggiunse e superò i 100.000 chilometri, giudicai che fosse giunto il momento di prenderne una nuova. Sempre più spesso c’erano guasti, piccoli e grandi e si dovevano comperare pezzi di ricambio, al posto di quelli ormai fuori uso. E c’era il rischio che, un giorno o l’altro, l’auto decidesse di essere stanca di camminare e mi piantasse nel bel mezzo di un viaggio, senza la possibilità di trovare rimedi a breve o lunga distanza.

Presentai la richiesta alla Segreteria di Stato, facendo anche notare che avrei potuto vendere la vecchia auto a un buon prezzo. Ricevetti una risposta diversa da quella che mi aspettavo: trattandosi di una Mercedes, un chilometraggio come quello indicato non poteva essere considerato eccessivo, e quindi ero invitato a lasciar perdere l’idea di comperare un’auto nuova.

La mia riposta fu adeguata alla loro: cercai di spiegare al meglio la situazione del paese in cui lavoravo, e conclusi dicendo che potevo parlare delle strade del Kenya, perché le conoscevo “chilometro per chilometro e buca per buca”. Non ricevetti risposta e, per poter procedere con la sostituzione, dovetti aspettare un anno, che servì per deprezzare ancora la vecchia auto, che perse gran parte del suo valore.

È molto deprimente, quando si lavora in condizioni di particolare disagio, trovare degli interlocutori che non hanno la minima idea di come sia la vita in paesi diversi da quelli europei, e di quanti spostamenti siano necessari per svolgere decentemente la missione che la Santa Sede affida ai suoi diplomatici.

Pensando a queste persone, per aiutarle a superare la loro ingenuità, raccolgo qui una selezione di immagini scattate nel corso di alcuni dei miei viaggi in diverse parti del Kenya. Va da sé che qualsiasi vescovo o sacerdote o missionario al lavoro in quello stesso paese potrebbe presentarne molto più numerose e molto più impressionanti.