Strade e buche

Nel pomeriggio della domenica, se non avevamo altri impegni, al Nunzio piaceva andare in auto a visitare qualche missione fuori di Yaoundé. Lo accompagnavo volentieri. Erano visite a sorpresa, sempre accolte con gratitudine dai missionari, che stavano rilassandosi dopo le fatiche pastorali della mattinata.

            Le strade da percorrere erano per lo più interrate, dato che l’asfalto era presente solo in pochissimi casi e per pochi chilometri. Le buche, provocate dalle piogge e dal traffico di mezzi pesanti, erano tante e profonde, e destreggiarsi in quella situazione non era facile.

            Normalmente, a guidare era Mons. Jadot: gli piaceva tenere il volante in mano e la sua lunga esperienza in Africa lo faceva sentire a suo agio in quelle condizioni.

            Una volta, forse l’unica, mi lasciò guidare e, per non sfigurare, misi tutta la migliore buona volontà per evitare il più possibile le buche. Dopo qualche tempo, il Nunzio mi disse: “Forse è meglio che smetta di evitare le buche. Per una che ne evita sembra che ne prenda altre tre!”

            Il mio tentativo non era stato un grande successo, anche se, per essere onesto, devo aggiungere che, a suo tempo, guadagnai anch’io una certa esperienza in materia.