Loreto, 7 aprile 2017
Il martirio dei figli
Ogni volta che ci fermiamo a riflettere sulla passione di Gesù, a contemplare le sue sofferenze, a considerare l’ingiustizia più totale operata contro di lui, ci vengono alla mente le sofferenze e le ingiustizie di cui tanta parte dell’umanità è costantemente vittima.
Nessuno di noi può dire di essere libero da problemi e dolori. Ognuno di noi è convinto di dover portare la croce più pesante che ci sia. Ognuno di noi, pensando a sé stesso, chiede: “Dov’è Dio? Perché Dio permette che io soffra tanto?”
Ci aiuta lo sguardo rivolto al di là delle nostre piccole cose, al di là delle nostre angustie quotidiane, quando vediamo e capiamo le angosce tremende che tanti nostri fratelli e sorelle soffrono. Quando siamo capaci di fare il confronto, i nostri problemi ci appaiono come privi di peso e di significato.
Ma anche allora, facendoci carico della sofferenza altrui, chiediamo: “Dov’è Dio? Perché Dio permette che si soffra tanto?”
La risposta la sentiamo nel cuore, quasi sussurrata alla nostra coscienza dalla voce agonizzante dell’Innocente crocifisso: “Io sono con chi soffre. Io sono sotto le bombe con tanti altri innocenti. Io sono colpito dalla violenza degli attentatori suicidi. Io sono sgozzato con i martiri, vittime del fanatismo blasfemo. Io sono affogato con gli emigranti, mercanteggiati da schiavisti. Io sono nello straniero, umiliato da razzisti ignoranti. Io sono privo di riparo come chi ha perso tutto nel terremoto. Io sono nei ragazzi e nelle ragazze sottoposte alle umiliazioni crudeli dei bulli. Io sono nei tanti ingiustamente calunniati, attraverso l’anonimato vile della rete. Io non sono assente. La mia passione continua ancora ed è ancora offerta per la salvezza tua e di ciascuno dei miei fratelli e sorelle”.
All’avvicinarsi dei giorni della settimana nella quale rivivremo ancora una volta la passione, morte e risurrezione del Signore, facciamo spazio nel nostro cuore per renderci sensibili alla sofferenza del mondo intero, all’agonia di una umanità intera che non riesce a trovare il cammino della salvezza.
Pensiamo al nostro egoismo, incapace di condividere. Pensiamo alla nostra pigrizia, che ci impedisce di essere annunciatori entusiasti della buona notizia di Dio che si fa uomo e muore per darci la vita che non finisce.
Pensiamo ai tanti crocifissi, che salgono in croce senza neppure sapere chi è Cristo e che cosa ha fatto per noi; pensiamo alle tante croci spoglie, perché noi preferiamo vedere Gesù senza il segno della sua sconfitta.
Possiamo considerare il mondo come diviso in due grandi categorie umane: la prima, quella di coloro che vivono la croce senza conoscerla; la seconda, e siamo noi, quella di coloro che rifiutano la croce, perché la sentono ormai fuori moda, politicamente non corretta, troppo ingombrante, troppo esigente.
Abbiamo camminato con Cristo sulla Via della Croce. Lasciamoci conquistare da quei gesti, da quelle parole, da quelle presenze silenziose. Prendiamo il nostro posto nella folla di coloro che accompagnano il Signore, per essere capaci di vivere con lui il pellegrinaggio quotidiano verso la edificazione del Regno di Dio. Gesù ha lasciano a noi questa responsabilità. Guidati da lui, accompagnati da Maria e spronati dal suo esempio, come Popolo di Dio in cammino accogliamo la sfida e mettiamoci al lavoro.